ehm...
ok scusate, sapevo che non avreste gradito il capitolo, ma tu ary lo sai pure cosa è successo!!! Te l'ho già detto ricordi? E poi stai tranquilla! Finirà bene!
ah una cosa...non mi uccidere anche se ne hai tutte le ragioni...ma puoi mettere elfa invece di elfo
??? Ok sei libera di prendermi a calci, sono la + rompi di tuutto il forum (e ne vado fiera!)
o mio dio o mio dio! Ho saltato un capitolooo!
Lo riposto tutto insieme!
Scusate!
Capitolo 12
Io ed Edward ci alzammo.
Gli altri Cullen erano arrivati.
Mi avvicinai a loro, con Edward che mi stringeva forte la mano.
Senza che nessuno parlasse, si disposero in ordine sparso nella radura.
Guardando attentamente, però, non erano sparsi.
Formavano quasi un cerchio.
Con me al centro.
Volevano proteggermi.
Anche se io, probabilmente, volendo sarei stata più pericolosa di tutti loro assieme...
Un fruscio molto flebile mi fece girare.
Gli elfi erano arrivati.
Non credo di essere in grado di descrivere la loro bellezza.
I quattro che mi avevano attaccata, che pur mi erano sembrati splendidi, al confronto erano rozzi e sgraziati.
Anche questi erano in quattro, benchè la lettera fosse stata firmata solo da due di loro.
Erano filiformi, quasi eterei. I loro occhi erano di un azzurro tanto chiaro da sembrare bianco, i loro capelli sembravano composti da sottilissima filigrana d’oro e d’argento, sempre lunghi e lisci ma lasciati sciolti sulle spalle, in modo da accentuare ancora di più l’impressione di fuggevolezza.
Sembravano spiriti più che elfi in carne ed ossa, esseri incorporei pronti a sfuggirti come i sogni al mattino.
Anche il loro abbigliamento era diverso da quello di Lieturòn e dei suoi compagni.
I loro vestiti erano raffinatissimi e molto eleganti.
Gli calzavano a pennello.
Sembrava più che fossero appena usciti dal laboratorio di uno stilista che da una foresta.
Due erano vestiti con particolare cura e, notai, erano quelli con gli occhi e i capelli più chiari.
A quel punto ebbi l’illuminazione.
Mi ricordavano l’abbigliamento dei nobili dell’800.
La loro bellezza era molto diversa da quella dei vampiri.
I Cullen erano il buio, la notte, il fascino del mistero, loro erano la luce, il giorno, la bellezza della verità.
Uno dei due che avevo notato si avvicinò a me.
I Cullen decisero di non intervenire per evitare di aprire le ostilità.
Arrivò a meno di un metro da me, poi si inchinò profondamente.
-Principessa- disse –Sono il cavaliere Varyanon, per servirla, e le porgo i miei umilissimi omaggi. È da tanto che il popolo degli elfi aspetta il ritorno dell’Eletta.-
Non sapevo cosa dire.
Quelle creature così perfette mi mettevano estremamente in soggezione.
Anche se sapevo che la mia perfezione non era di molto inferiore alla loro.
Il mio silenzio lo fece sorridere.
Continuò.
-Spero che abbiate deciso di seguirci, principessa, perchè è la cosa migliore.-
Si interruppe e mentre parlava lasciò spaziare lo sguardo nella radura, soffermandosi su ciascuno dei Cullen.
–Per tutti- aggiunse.
Edward ringhiò, ma Varyanon non parve minimamente intimorito.
-Io non mi muovo di qui- dissi piano.
Lo sguardo degli elfi era inizialmente incredulo, poi si fece serio.
-Principessa, credo che dovremo parlare in privato- disse l’altro elfo, quello vestito come Varaynon.
-Non c’è nulla che non possiate dire davanti a loro. Sono la mia famiglia!- ringhiai io.
Decisamente indispettito Varaynon si girò nuovamente verso di me.
-Invece si. Non ti riveleremo di certo davanti a loro i segreti della nostra razza- disse secco.
Sentii Edward stringermi la vita.
-Vai- mi sussurò all’orecchio –Sarà meglio sapere cosa ti vogliono dire. Ti aspetterò qui, ci rivedremo tra pochi minuti-
Mi baciò, incurante degli sguardi puntati su di noi.
Io annuii, controvoglia, vinta dalla sua voce suadente e dalle sue labbra mielate, avviandomi verso gli elfi.
Due di loro rimasero nella radura, forse per controllare che i Cullen non tentassero di seguirci, mentre gli altri, Varyanon mi precedette e quello che ritenevo fosse Erenyon, si portò dietro di me.
Mi voltai indietro prima di uscire dalla radura.
Una volta, solo una.
Ma registrai quell’immagine che rimase impressa nella mia memoria, come una foto.
Edward al centro, che mi guardava preoccupato, e i Cullen attorno a lui, tutti che fissavano me, tutti con il medesimo sguardo.
In seguito avrei ricordato così la famiglia che tanto amavo.
La mia famiglia.
-Corri. Erenyon controllerà che tu non perda la strada- disse Varyanon.
E con un balzo aggraziato sparì.
Io lo seguii senza alcuno sforzo.
Sembrava che non dovessimo mai fermarci.
Poi persi di vista Varyanon, mi fermai e lo vidi fermo, appoggiato ad un albero.
-Qui non ci sentiranno- disse.
-Mentre noi siamo qui e ti riveliamo i nostri segreti, i nostri compagni nella radura stanno illustrando la vera portata del tuo potere e il tuo livello di pericolosità. Entrambi immensi, quasi infiniti.- disse Eranyon.
-Sanno già tutto- dissi io.
-Sanno che anche io rischio, ma non me ne andrò se non sarà mio marito a cacciarmi perchè teme per la sua esistenza...o per motivi a me noti. Non mi importa di morire. Non vi seguirò. Io non sono un’elfa. È vero, non sono un vampiro, ma non potete rivendicare la mia appartenenza al vostro popolo, non dopo aver ucciso mia madre e avermi costretto all’esilio. Non potete presentarvi qui e strapparmi dai miei affetti fingendo che sia per il mio bene. Quindi il mio è un “no” ponderato e definitivo. Io resto qui, perchè ho qualcuno che mi ama per ciò che sono, non per i poteri che ho.- conclusi, soddisfatta della mia breve arringa.
I due si rivolsero uno sguardo complice.
-Erenyon, credo sia meglio che tu vada a chiamare il vampiro che l’ha trasormata...Edward se non erro. Sono certo che avrà qualcosa da dirle. Intanto le parlerò io- disse Varyanon.
-Ma certo. Subito.- disse l’elfo.
Si voltò e partì.
Sorrideva in modo strano.
Stavano tramando qualcosa...
Ma cosa?
Capitolo13
Varanyon intrecciò le dita.
Mi rivolse un sorriso aguzzo e mi fece cenno di avvicinarmi a lui.
Evidentemente non mi riteneva pericolosa quanto io invece lo stimavo.
- Non temi che io possa attaccarti per nutrirmi del tuo sangue? Stando a quanto ho capito i vampiri lo ritengono molto prelibato. Ed io sono una neonata: potente e incontrollabile.- Sorrisi.
Volevo che mi temessero.
La sua risata mi spiazzò.
- No, tu non mi attaccherai. Sei una mezzelfo ricordi? Questo vuol dire che nelle tue vene scorre anche sangue come il mio. Per questo non ti attiro. Il tuo corpo non ha bisogno di altro sangue elfico, ne hai già abbastanza. Ciò non vuol dire che tu non sia comunque in grado di uccidermi senza alcuno sforzo, ma questo è un altro discorso. Lo affronteremo meglio in seguito.-
Aveva ragione. Il sangue degli elfi non mi attirava.
Non sapevo se rallegrarmene o no.
Mi avvicinai un po’ tanto per non offenderlo.
- Se c’è qualcosa che devi dirmi fai pure. Ma non mi farai cambiare idea.- dissi spavalda.
Stava per dire qualcosa quando una qualche rumore alle sue spalle lo distrasse.
Rimase in silenzio.
Neanche io osai parlare.
Una folata di vento improvvisa mi scompigliò i capelli, insinuandosi prepotentemente sotto alla maglietta.
Mi giungeva il profumo delle piante, degli alberi, del terriccio, mi faceva sentire parte della natura. Inspirai a fondo quell’odore che non avevo mai veramente apprezzato.
D’un tratto vidi qualcosa moversi tra i cespugli di fronte a me.
Non riscivo a percepirne l’odore poichè avevo il vento alle spalle, ma forse Varanyon si, vista la sua tranquillità.
Rimasi leggermente contratta, pronta a balzare addosso ad un possibile assalitore, ma non appena la figura emerse dalle felci mi rilassai.
Era Edward.
Feci per corrergli incontro, ma a metà strada mi bloccai, vedendo l’espressione del suo volto.
E il colore dei suoi occhi.
Neri.
Perchè?
cos’era accaduto?
Rimasi imbambolata come mio solito, a fissarlo.
Percepivo una forte tensione.
- Varanyon, ho parlato con l’altro elfo...e nella radura è accaduta una cosa. Lasciami solo con lei.- disse Edward.
L’ultima frase non era una richiesta.
Era un ordine.
Ebbi paura.
Varanyon sparì senza alcuna esitazione.
Come mai era andato via così velocemente?
C’era qualcosa che non mi tornava.
Guardai Edward.
Era dannatamente bello.
Forse addirittura più del solito.
La voglia di avvicinarmi a lui e di baciarlo era quasi incontenibile.
Feci per muovere un altro passo.
- Ferma lì Bella.- disse lui.
La voce era controllata, calma, ma non potevo scorgere il suo sguardo.
Aveva il volto chinato in avanti, fissava il terreno.
I capelli, curatamente ribelli, ricadevano sul viso.
Fui scossa da un tremito.
Non aveva ancora detto niente, ancora non sapevo ciò che voleva comunicarmi.
Ma lo percepivo.
Lo percepivo nell’aria, pregna di tensione.
Lo percepivo nel cupo suono del vento.
Persino il veleno che mi riempiva la cavità orale, segno evidente del mio nervosismo, mi faceva presagire che qualcosa sarebbe accaduto. E non sarebbe stato piacevole.
- Bella – iniziò Edward.
Non mi guardava negli occhi, continuava ostinato a fissare il terreno umido.
- Mentre eravamo nella radura Alice ha avuto una visione- si interruppe di nuovo.
Strinse i pugni.
Non parlai, per evitare di interromperlo.
Volevo sapere cosa aveva da dire.
Stavo iniziando ad irritarmi.
Perchè temporeggiava in quel modo?
- Ha visto...ha visto te...come diventerai tra meno di una settimana. Non ti riuscirai a controllare Bella. Ci ucciderai. Tutti. Alice ha visto, ha visto...ne è sicura. Ci ucciderai in modo orribile, lasciando me per ultimo. E mentre farai a pezzi i nostri cadaveri riderai...-
- No!- urlai.
- No! Non è vero! Non lo farò! Come puoi pensare una cosa così orribile? Avrai capito male...! Io ti amo...- dissi singhiozzando.
Era uno scherzo, ne ero certa.
Un orribile scherzo, uno scherzo di pessimo gusto, si.
Edward alzò gli occhi.
Il suo sguardo, carico d’odio, mi trafisse.
- Forse tu, Isabella Swan, non hai capito- disse, con voce carica di disprezzo.
Quelle parole mi provocarono un’altra fitta di dolore.
Swan.
Perchè aveva detto Swan?
Io ero sua moglie.
Io ero una Cullen.
- Alice ha avuto una visione della quale è assolutamente certa. E, devo essere sincero, mi ha illuminato. Tu non sei più la mia Bella, dolce, indifesa, calda, gentile. Non sei più umana, non sei neanche un vampiro come me. Non c’è più niente che ci leghi ormai. Io non voglio portare la mia famiglia alla rovina per una che in realtà è un’estranea.-
Fu così che morii.
Ne sono certa, morii quel giorno, uccisa da colui che teneva il mano il mio cuore e lo gettò via come spazzatura.
Rimasi piantata dov’ero.
- E questo??? Questo lo chiami niente?- urlai, indicando la fede che portavo al dito.
Lui mi guardò con sufficienza, senza scomporsi.
- Ora è solo un pezzo di metallo. Non è a te che l’ho messo al dito. Io l’ho infilato alla mia Bella. Tu non sei Bella, sei Varonièl, una principessa elfica. Come vedi io ho già tolto la mia.-
Così dicendo mi mostrò l’anulare sinistro.
Vuoto.
Per la seconda volta in così poco tempo mi accasciai a terra.
Non piansi, non ne avevo la forza.
Ero vuota.
Arriva un momento in cui il dolore è tanto forte da diventare un anestetico.
Per me era così.
Soffrivo così tanto da non riuscire neanche più a percepire il mio dolore.
- Addio principessa. Ti auguro tutto il bene del mondo. Fammi solo un favore. Stai lontana da me e dalla mia famiglia. Per sempre. Non sei più la benvenuta tra noi.-
Si girò e fece per andarsene.
Tentai di richiamarlo.
- Edward...ti prego...io ti amo...-
Lui si girò, i suoi occhi lampeggiarono.
- Non sono stato abbastanza chiaro? Io non ti amo affatto. E non sopporterò la tua presenza un minuto di più.- sibilò.
Io rimasi a terra, impalata.
Non sentivo niente, solo il vuoto.
Ero un cadavere, non avevo più anima e sentimenti.
Solo il nulla mi riempiva.
Lo vidi andare via.
Non avevo neanche potuto inebriarmi un’ultima volta del suo profumo.
Il vento giungeva traditore alle mie spalle, senza che io potessi fare nulla per impedirlo.
Lentamente mi lasciai cadere a terra.
Chiusi gli occhi.
Rimpiansi di non essere umana.
Se lo fossi stata avrei potuto uccidermi senza difficoltà.
Chiusi gli occhi.
Dopo pochi minuti qualcuno mi sollevò da terra.
Che fosse...?
- Principessa, credo sia il caso di fare una scelta adesso. Vuole venire con noi, vuole tornare nella sua vera casa?-
Naturalmente non era lui.
Era Varanyon.
Presi un profondo respiro.
- Verrò via con voi solo...lasciate che saluti una persona prima...- dissi io, con un filo di voce.
- Naturale principessa, ma ora non potete mettervi in viaggio, siete troppo provata. Vi porteremo al nostro accampamento, poi potrete andare a salutare i vostri cari.- mi rassicurò l’elfo.
Accanto a noi comparve anche Eranyon.
Sul suo volto era dipinta una strana espressione...sembrava...colpevole...
Non ero abbastanza lucida per fare congetture.
I due iniziarono a correre verso l’accampamento.
Piansi, piansi come non avevo mai pianto.
Mi sembrava che dagli occhi, invece di acqua salata, uscisse la mia anima.
Sentivo le braccia di Varanyon che mi stringevano e tentavo di fingere che fossero quelle di Edward.
Mi aveva ucciso.
Mi aveva spezzato il cuore.
Mi aveva detto che mi odiava.
Ma ciò non cambiava nulla per me.
Io lo amavo e sempre l’avrei amato.
Sempre.
***