However Together, Se Bella non fosse una semplice umana...cosa accadrebbe dopo il morso di Edward?

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Andromeda*
icon12  view post Posted on 4/12/2007, 12:56




Che bello!!! Posso inaugurare la sezione ff!!!!
*me felice* hihi
questa ff non è nuova, ma ho deciso di postarla anche qui...perfavore, chi non l'ha letta commenti!!!





However Together


Rating: giallo/arancione (potrebbe accadere qualcosa nei prossimi capitoli)
Genere: Fantasy, Romantico
Personaggi: Edward e Bella, quelli del libro più altri nuovi dei qualinon svelerò l’identità...
Note: il narratore si alternerà, potrei anche scrivere alcuni capitoli dal punto di vista di altri personaggi (che non siano Edward e Bella) o scrivere più volte lo stesso capitolo narrato da diversi personaggi.

prologo

dieci giorni.
La mia dolcissima Bella era rimasta incoscente, preda del dolore più straziante che si possa immaginare, per dieci lunghissimi giorni.
E tutto quel tempo io lo avevo trascorso accanto a lei, stringendo le sue mani sudate, baciando le sue labbra frementi, tentando di alleviare il suo dolore. Ogni suo urlo straziava il mio cuore,
ogni suo lamento era un dolore troppo grande da poter sopportare.
Alla tramonto del terzo giorno ero ormai fiducioso e attendevo il suo risveglio cercando freneticamente le parole giuste da dirle. Tempo sprecato. Non aprì gli occhi durante il crepuscolo, nè all’alba del quarto giorno nè dei cinque successivi.
Dire che ero preoccupato sarebbe un eufemismo. Stavo semplicemente impazzendo. Non capivo...non riuscivo a capire perchè a Bella occorresse tanto tempo per trasformarsi! Non riuscivo più a sopportare lo strazio di vederla urlare e chiedere la morte.
Non sapevo cosa fare. Inoltre percepivo la preoccupazione di Carlisle, per il quale, evidentemente, la lunga trasformazione di Bella aveva un significato inquietante. Ma in mia presenza cercava di nascondere il suo pensiero e io non mi curai di forzare la sua mente per scoprirlo. Ero troppo provato dal dolore che le urla disumane di Bella mi trasmettevano.
Intanto il suo aspetto mutava sempre di più. Il colore dei capelli cambiò, divennero neri come l’ebano e molto ricci, ma non crespi, molto morbidi e boccolosi. La sua pelle diafana divenne quasi traslucida e il volto, che già io trovavo meraviglioso, mutò assumendo una bellezza quasi struggente.
All’albeggiare del decimo giorno le grida cessarono improvvisamente.
Ero felice. Ma spaventato. Temevo di vedere un mostro al posto del mio dolce e fragile angelo, mi ero preparato a lungo per essere sicuro di riuscire a sostenere il suo sguardo rosso e assetato.
Sapevo che era sveglia, anche se non si era ancora alzata.
Si alzò dal letto con grazia irreale.
Volteggiò fino a me, sempre tenendo gli occhi chiusi.
Mi sfiorò un guancia con la mano destra, bianca, affusolata e bellissima e un sorriso sbocciò sul suo volto divino.
Dio quanto l’amavo.
Lentamente dischiuse le palpebre, leggermente brillanti per via della luce del sole che filtrava attraverso le pesanti tende.
Se fossi stato umano sicuramente sarei svenuto.
I suoi occhi, gli occhi più splendidi che io abbia mai visto, erano di uno stupefacente, intensissimo viola.
***


Capitolo 1
Non ci potevo credere.
Stavo per sposarmi.
Stavo per diventare un Cullen.
Avevo paura. Tanta paura. Ogni tanto temevo di aver fatto la scelta sbagliata accettando così frettolosamente la proposta di matrimonio di Edward, ma mi bastava incrociare suo sguardo dolce dei suoi occhi liquidi e mielosi per dissipare ogni dubbio.
Se lui fosse rimasto al mio fianco, ne ero certa, avrei potuto sopportare le pene dell’inferno, figurarsi un matrimonio dove la cosa peggiore che mi sarebbe potuta capitare sarebbe stata inciampare nei miei piedi mentre attraversavo la navata centrale della piccola chiesetta di Forks; o scivolare sul riso che mi avrebbero tirato; o entrambe le cose, ma al massimo avrei potuto rompermi qualcosa, no? Quindi nessun pericolo mortale.
Ma certo valeva la pena di ruzzolare giù dagli scalini di una chiesa e rompersi entrambi gli arti inferiori pur di vedere Edward sorridere. Avevo giurato a me stessa che lo avrei reso felice, ne avrei fatto lo scopo della mia esistenza, anche a costo di rendere infelice me stessa, perchè sapevo che non avrei potuto sopportare nuovamente la vista del suo volto perfetto addolorato.
E a quanto pare stavo riuscendo pienamente nel mio intento.
Lui era totalmente entusiasta dell’idea del matrimonio. Erano state poche le volte in cui l’avevo visto così allegro. Con me era, se possibile, anche più dolce e protettivo del solito. Più di una volta, lo sorpresi a fissarmi con uno sguardo strano, dal quale trasudava un’emozione profonda che, tuttavia non riuscii bene a definire.
Amore?
Desiderio?
Preoccupazione?
Purtroppo sapeva nascondere bene i suoi pensieri e, se gli facevo domande al riguardo, si limitava a sorridere e a squotere dolcemente la testa. Poi si avvicinava e, lentamente, sfiorava le mie labbra con le sue. Questo, lui lo sapeva, era il modo più semplice per farmi perdere il filo del discorso, oltre che per mandare il mio cuore a mille.
Ed eludeva facilmente ogni mia domanda fastidiosa.
In definitiva domani sarei stata una donna sposata.
Ed ero felice, perchè davanti a me avevo la prospettiva di un’eternità da passare con il mio unico, eterno amore. La cosa più bella che potessi desiderare.
Non mi importava di perdere l’anima, non m’interessava più di tanto il fatto che sarei diventata un mostro assetato di sangue nè che avrei dovuto vivere nella gelida Alaska cacciando pinguini per sopravvivere.
L’unica cosa che per me aveva importanza era che il mio angelo sarebbe stato per sempre accanto a me; mi avrebbe protetta; mi avrebbe stretta a sè; mi avrebbe sussurrato all’orecchi parole d’amore.
Avremmo viaggiato insieme, avremmo condiviso ogni cosa.
Saremmo stati insieme per tutta l’eternità.
Saremmo diventati un’unica cosa.
E sarebbe stato davvero Mio.
Solo mio.
Per sempre.
Il fruscio delle tende mi distolse dalle mie riflessioni. Feci per girarmi ma due gelide mani mi coprirono gli occhi, bloccandomi.
- Ma chi sarà mai?- dissi io, stando al gioco. Chi poteva essere, se non il mio angelo?
- Ti do un indizio...- fece lui, mentre avvicinava le labbra di pietra al mio collo e mi sfiorava delicatamente appena sotto il mento.
Inutile dire che il mio cuore iniziò a pompare il sangue molto più velocemente del dovuto; mi sentii mancare. Edward , preoccupato, tolse le mani dal mio volto e mi prese per i fianchi.
- Bella? Tesoro? Tutto bene?-
- si scusa...è stata solo l’emozione, ormai dovresti esserci abituato- dissi mentre le mie gote iniziavano a colorarsi di un lieve rossore.
Lui mi sorrise dolcemente e fece scorrere la punta delle dita lungo il profilo delle mie labbra carnose.
- Hai ragione, ma non posso fare a meno di preoccuparmi per la mia dolce e fragile promessa sposa.- fece dando alla frase appena un filo di ironia.
- Stai tranquillo non c’è nulla di cui preoccuparsi. Se il cuore non cercasse di uscirmi dal petto ogni volta che mi sfiori e se non diventassi rossa come un pomodoro per l’imbarazzo, allora si che dovresti preoccuparti, perchè vorrebbe dire che probabilmente mi hanno sostituita con un clone.-
Sghignazzò.
- Sciocca-disse.
Poi mi prese con delicatezza e mi mise a letto.
- è tardi tesoro. Domani sarà una giornata dura per te, lo so, e voglio che ti riposi il più possibile. Inoltre se Alice scopre che sono venuto a farti visita la notte prima del matrimonio andrà su tutte le furie. Voleva che ti lasciassi da sola almeno per la tua ultima notte da donna libera.-
Sorrise ed io gli sorrisi di rimando.
- Hai ragione. So che domani non potrò reggere il confronto con te, ma spero almeno di non sfigurare troppo. Sai che tutti ti ammirerannoper tutta la cerimonia e che guarderanno me solo in caso di caduta lungo la navata, vero?-
- Smettila con queste idiozie.- fece lui, leggermente irritato.- Sarai bellissima, anche se non riesco a immaginarti più bella del solito, perchè ai miei occhi tu sei già una dea, lo sai. Ora è meglio che vada. Fai sogni d’oro mia dolce Bella. Da domani ci apparterremo. Ti amo.-
Detto questo sfiorò le mie labbra con le sue, si voltò e scomparve.
Decisi che aveva ragione e cercai di prender sonno, ma ero troppo agitata per poter dormire.
Lasciai che la mia mente vagasse, pensai al domani, al giorno più bello della mia vita, e alla mia imminente “morte” e “rinascita”.
Ad un certo capii di essermi addormentata.
Stavo sognando.
Nel sogno ero piccola, probabilmente una neonata.
Ero in una foresta, e una donna bellissima mi stringeva al suo petto.
Correva.
Fuggiva.
Volevano prenderla.
Volevano ucciderla.
Volevano ucciderla a causa mia, lo sapevo.
Vidi la paura dipinta nei suoi occhi meravigliosi, occhi blu cobalto.
Vidi il suo viso raffinato, le sue labbra carnose, contratte dalla sforzo.
Aveva un obiettivo preciso, lo sentivo.
Cercava di portarmi da qualcuno che, ne era certa, mi avrebbe tenuta la sicuro.
I suoi capelli ondeggiavano durante la corsa e rilucevano, neri, ricci e boccolosi, della luce della luna, che donava loro sfumature rossastre, quasi castane.
La sua fronte era madida di sudore perlaceo, eppure percepivo chiaramente il suo fresco profumo.
Fresia.
O forse lavanda.
Erano vicini.
Troppo.
Li sentivo.
Mio dio, l’avrebbero presa.
-scappa- pensai.
Stavano per afferrarla.
- scappa mamma!- tentai disperatamente di urlare, ma non riuscivo a emettere alcun suono.
Mamma?!
perchè l’avevo chiamata mamma?
Non capivo.
Ma sapevo che lei non si sarebbe lasciata prendere.
Non prima di avermi messa al sicuro.
Soffriva immensamente.
Mi svegliai urlando.
Ricordavo di aver sognato che qualcuno era in pericolo e avevo stampate in mente le parole “la prenderanno”. Il resto era una visione sfocata.
Mi rimisi a letto.
Non volevo rischiare di avere le occhiaie il giorno del mio matrimonio.
Quelle erano un’esclusiva dello sposo.




Commentate!
 
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chloe90
view post Posted on 5/12/2007, 19:25




bene, ormai imperverso in tutto il forum :D
ed ora, mi cimenterò in uno dei miei assurdi commenti:
mi sono seduta comoda, ho iniziato a scorrere con il mouse lungo la pagina e... già finita? Qui ci vuole il secondo capitolo prima di subito, te capì?
e come se non bastasse mi intriga l' inizio... ma tu torni indietro e si scopre che è solo una anticipazione :cry:
che ho fatto di male per meritarmi tante brutte notizie tutte insieme?
PPP!
 
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_Maddalena Moira_
view post Posted on 6/12/2007, 18:37




Dato che io l'ho già iniziata a leggere e so per certo che il secondo capitolo è già pronto postalo
 
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..:Ary:..
view post Posted on 6/12/2007, 19:01




Concordo con Maddalena...
Chiara, cara... posterai?
Io intanto leggo. Rileggo.Ririleggo...
^^

Kiss

Ary
 
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Andromeda*
view post Posted on 6/12/2007, 20:55




oooooooooo!!!!!!!!!!!!!!! Scusateeeeeeeeeeeeeee!!!! Mi sono dimenticata di ripostare! *me si prende a botte in testa* ok perdono!!!
Per farmi perdonare posto il capitolo 2 e il 3 ok?


Capitolo2

-Bellaaa!!! È tardissimo svegliati! Oh sarà la giornata più bella della tua vita! E anche della mia, sarà divertentissimo truccarti, vestirti, pettinarti...-
Naturalmente questa era Alice che si era premurata di venire a casa mia a darmi la sveglia.
-Alice è molto gentile da parte tua venire a darmi una mano con i preparativi visto che mia madre arriverà solo per la cerimonia, ma ti prego, ti scongiuro, ricordati che non sono una Barbie!-
Alice mi rivolse un sorriso a trentadue denti.
-Tranquilla Bella. Ero certa che questa mattina saresti stata agitata, perciò ho detto a Rosalie ed Esme di raggiungerci il prima possibile. Non sei contenta? Faremo tutto noi! Non dovrai alzare un dito! Se ti senti troppo emozionata io ti posso anche infialre il vestito, non devi preoccuparti di nulla...-
Sbuffai mentre Alice continuava ad illustrarmi i progetti per la giornata.
-Oh sarai meravigliosa Bella, ad Edward prenderà un colpo quando ti vedrà...-
-Alice...- tentai di dire.
-Sarà semplicemente fantastico! Poi io ti presterò il velo, ce l’hai qualcosa di vecchio? No? Dobbiamo procurartelo allora perchè sai...-
-Alice, ti prego calmati! Sono io che sto per sposarmi, non tu!-
Miracolosamente Alice si zittì. Mi guardò e mi rivolse un sorriso comprensivo, come se pensasse che le mie parole fossero state dettate dall’emozione del momento.
-Va bene, ma alzati Bella, faremo tardi! Ricorda che dovrai essere perfetta! Oggi è il gran giorno!-. Detto questo, uscì saltellando dalla mia stanza, probabilmente per dare il buongiorno a Charlie, che era molto grato ad Alice per l’aiuto che mi stava dando con i preparativi per il matrimonio.
Charlie e Renée avevano preso la notizia meglio di quanto mi aspettassi.
Certo, inizialmente Charlie aveva tentato di strangolare Edward e Renée aveva tentato di strangolare me...
Ma alla fine le cose erano andate per il verso giusto. Carlisle, Esme ed i miei genitori avevano discusso a lungo dell’argomento ed erano infine giunti alla conclusione che, se avessero cercato di ostacolarci, ci sarebbe stato il rischio di una fuga amorosa a Las Vegas, la cosa più temuta dai miei, e avevamo ottenuto il loro permesso.
Naturalmente il matrimonio si sarebbe svolto in pompa magna, ogni singolo lontano cugino della famiglia Swan era stato invitato. Molti dei parenti invitati da mia madre non mi vedevano da quando ero una neonata. A vederli non si sarebbe neanche detto che erano miei parenti.
-Sai Bella- Mi aveva detto una volta mia madre – Tu assomigli molto a Charlie, ma non a me. Certo, negli atteggiamenti e nel modo di fare hai subito la mia influenza, ma per l’aspetto fisico in realtà no. E non riesco a trovare una somiglianza con nessuno dei miei parenti.-
- Sono decisamente una purissima Swan- Avevo commentato io ridacchiando, e la cosa era finita lì.
E oggi avrei dovuto tentare di ricordare i nomi di decine e decine di parenti sconosciuti che, per la prima volta in 18 anni di vita, si interessavano a me. Fortuna che Edward poteva leggere i pensieri della gente; in casi estremi mi sarei rivolta a lui. Sorrisi tra me e me.
Andai in bagno e mi lavai scrupolosamente.
Tornata in camera trovai ad attendermi tre vampire mozzafiato ceh avevano deciso che sarei stata il loro spassoso passatempo per il resto della mattinata.
Anche se non ma lo sarei mai aspettato, mi divertii. Mi sembrava di essere in un salone di bellezza, affidata alle cure delle migliori estetiste che potessi desiderare. Per prima cosa mi fecero scegliere la pettinatura e il trucco su un catalogo di modelle in abito da sposa. Devo ammettere che ciò diede un duro colpo alla mia autostima. Ero certa che non sarei mai stata così bella...
Dopo passarono all’azione: munite di ogni genere di strumento di tortura mi truccarono e mi acconciarono i capelli con fiori freschi. Mi sottoposero ad ogni genere di trattamenti di bellezza e mi aiutarono a mettere l’abito da sposa. Alla fine, quando mi guardai allo specchio, decisi che ne era valsa la pena. Poco prima della cerimonia le tre vampire corsero a casa Cullen ad aggiustarsi (non che ne avessero bisogno) e cambiarsi d’abito, per metterne uno più adatto all’occasione.
E rimasi sola a rimuginare nella mia stanza.
Dopo circa mezz’ora Charlie bussò alla porta di camera mia.
-Bells? Si può? Sei presentabile?- chiese.
Sorrisi. Era ora di andare.
-Certo papà, entra pure.-
La porta si aprì lentamente.
Charlie entrò.
Entrambi rimanemmo senza parole.
Non avevo mai visto mio padre così elegante, nè così bello. Strano; normalmente non avrei mai e poi mai usato la parola “bello” per definire mio padre, eppure, per la prima volta, vedendolo in smoking, pettinato, sistemato per bene, capii perchè mia madre se n’era innamorata.
D’altronde lui non era meno sorpreso di me. Scorsi un lacrima traditrice sfuggire ai suoi occhi. In effetti era molto più giusto che fosse il padre della sposa a rimanere estasiato per la bellezza della figlia, piuttosto che il contrario.
-Tesoro...sei stupenda.-disse iniziando a piangere.
-Per forza sono stupenda papà, sono identica a te...fortuna che non assomiglio alla mamma!-feci io, scherzosamente.
Il mio tentativo di distrarlo riuscì. Smise di piangere e mi rivolse un enorme sorriso.
-Questo è il giorno più felice e più triste della mia vita Bella- mi disse facendosi improvvisamente serio. Mi finsi scandalizzata.
-Papà guarda che questo è il mio giorno più felice e triste della vita! Tu ti sei già sposato, quanti vuoi averne?-
Uscii dalla stanza accompagnata dalla sua fragorosa risata.
Naturalmente mi ero categoricamente rifiutata di arrivare al mio matrimonio sulla macchina della polizia, così Carlisle mi aveva offerto la sua splendida Aston Martin. Inutile descrivere la felicità di Charlie quando si mise al volante.
Arrivammo in chiesa con il giusto ritardo.
Quando fummo sul punto di entrare mio padre mi prese il braccio e mi strinse forte la mano.
-Questo è il tuo momento piccola mia- disse.
E spalancò la porta.

***
Ero veramente agitato.
Ed emozionato.
Certo ne avevo tutto il diritto.
Era il mio matrimonio.
E la sposa era in ritardo.
E questo mi impensieriva non poco.
Mentre mi lambiccavo il cervello tentando di capire cosa potesse essere accaduto alla mia Bella, Calisle spalancò la porta.
E la vidi.
Splendida.
Fulgida.
Semlicemente meravigliosa.
I nostri sguardi si incrociarono, lei abbassò gli occhi, mentre un sorriso animava il suo volto angelico.
Io continuai a fissarla, incantato dal lieve rossore che le imporporava il volto.
Avanzava lenta lungo la navata, al braccio di Charlie.
Il suo abito era stupendo, bianchissimo, con un lungo strascico e un fine ricamo sul corpetto senza spalline. Anche il velo era lungo e le copriva il volto che io, grazie ai miei sensi molto sviluppati vedevo comunque senza difficoltà.
Ma il vestito paragonato alla bellezza dei suoi lineamenti mi sembrava uno straccio.
Ero talmente estasiato dalla visione di Bella in abito bianco che quasi non mi accorsi che era giunta all’altare. Charlie mi porse il suo braccio e io, con estrema delicatezza, lo presi.
La cerimonia fu breve ma solenne.
E finalmente giunse il momento che aspettavo.
-...puoi baciare la sposa!-
Non me lo feci ripetere.
Sollevai lentamente il velo.
La guardai negli occhi e vi lessi il mio stesso desiderio.
In quel momento pensai a quanto l’amavo.
E l’amavo non perchè fosse bella, o buffa o dolce; l’amavo perchè era lei, perchè era speciale, perchè era l’unica che, guardandomi negli occhi, riusciva a farmi ardere di passione, l’unica che riusciva a farmi sentire completo.
Presi il suo viso delicato tra le mie mani di ghiaccio.
E la baciai.
La baciai cercando di trasmetterle tutto quello che provavo e lei ricambiò il bacio.
Ora saremmo stati una cosa sola.
Per l’eternità.
***
Capitolo3

Non avrei mai potuto immaginare che il ricevimento sarebbe stato così stressante.
Non ebbi neanche un momento per parlare con Bella in privato.
Dovetti fingere di gradire tutto il pranzo di nozze.
Sopportare la madre della sposa che continuava a lanciarmi occhiate di fuoco (oltre che a pensare cose molto poco gentili sul mio conto, ma questo, in fine dei conti, non lo sarei venuto a sapere se non avessi avuto il potere di leggere il fluire dei suoi pensieri).
Come se non bastasse sembrava che i parenti di Bella non dovessero mai avere una fine; ogni dieci minuti arrivava una nuova ondata di zii, zie, cugini, cugine, prozii, prozie, cugini di II, III e IV grado, che volevano congratularsi con noi e, puntualmente, dovevo sopportare i pensieri spiacevoli o troppo ehm...come dire...coloriti, che venivano in mente alle vecchie zitelle mentre mi osservavano.
Insomma per tutto il tempo io e mia moglie (che strano effetto che mi fa pensare alla parola “moglie” ) ci scambiammo poche futili frasi e qualche bacio per fare felici le ziette.
E naturalmente le feci i complimenti per non essere inciampata nel vestito o nei suoi piedi mentre percorreva la navata.
Lei arrossì e mi disse che Charlie era stato bene attento a sostenerla.
Io risi di gusto e ripresi a svolgere i miei doveri di neomaritato.
Dopo quelli che mi parvero secoli, finalmente finì.
Tutti credevano che io e Bella saremmo andati subito in Europa per la luna di miele; invece noi non ci saremmo allontanati molto da Forks.
Le avevo promesso che se mi avesso sposato l’avrei trasformata.
La parte più egoista di me, quella che era sfiancata dalla continua lotta con al bestia che portavo dentro, gioiva e attendeva con ansia il momento in cui io e la mia metà saremmo potuti stare insieme sempre, per sempre, senza alcun rischio. Ma, checchè ne dicesse Bella, io ero quasi certo che i vampiri non avessero un’anima, che per me non ci sarebbe stato un paradiso dopo la morte, che non avrei mai rivisto i miei cari...non volevo privare l’unica cosa bella della mia esistenza della possibilità di riposare in pace. Mi addolorava moltissimo il pensiero di doverla costringere ad un’esistenza di notti e buio come quella che ero costretto fare io.
Ma avevo ormai promesso.
E io mantengo sempre le mie promesse.
Di conseguenza l’avrei portata nella parte più remota della catena dei monti Olimpici, in una piccola baita di proprietà dei Cullen e lì l’avrei morsa.
Una volta vampirizzata il viaggio verso l’Alaska non sarebbe stato problematico.
Uscimmo dalla sala dove si era tenuto il ricevimento e lasciai a Bella il tempo di salutare per bene i suoi genitori.
Non li avrebbe rivisti per molto tempo.
La guardai da lontano baciare il padre e la madre.
Vidi le lacrime rigare il suo volto.
Il mio cuore si strinse, ma resistetti all’impulso di correre ad abbracciarla.
Poi si voltò verso di me.
Una folata di vento le agitò i capelli, deliziosamente acconciati per l’occasione, e il suo profumo fresco mi inondò.
Le sorrisi.
Pensai che non avrei mai più permesso che qualcuno le facesse del male o la allontanasse da me.
Lei mi corse incontro e mi saltò in braccio.
la strinsi forte a me, circondandola con le braccia, non parlai ma lei capì esattamente quello che stavo pensando.
La sollevai con dolcezza e la misi in macchina, dopo aver salutato tutti.
Guidai fino al limitare della foresta, poi le feci segno di scendere e salirmi in spalla.
-Ma ho ancora il vestito da sposa!- obiettò lei.
-Non ti preoccupare, non è un problema. Certo se avessi pensato ad un cambio non mi sarei lamentato - le dissi sorridendo.
Lei mi sorrise di rimando. Era stranamente silenziosa, come se rimuginasse su qualcosa.
Io credevo che fosse in pena per la vampirizzazione; scoprii più avanti la vera causa delle sue preoccupazioni.
Dopo un po’ sentii che Bella affondava il viso nel mio collo e mi baciava.
Sorrisi tra me e me.
-Ti amo Edward- mi sussurrò all’orecchio. Il suo respiro caldo e profumato mi faceva piacevolmente girare la testa.
-Anche io ti amo Bella, nel caso non ti fosse chiaro sei la cosa che amo di più al mondo-.
La sentii sorridere.
Rimanemmo in silenzio.
Non c’era bisogno di aggungere altro.
Ad un tratto appoggò la testa alla mia spalla, adagiandosi contro l’incavo freddo del mio collo e, dal suo respiro lento e regolare, capii che si era addormentata.
All’imbrunire giungemmo a destinazione.
La baita era piccola ma molto accogliente; in previsione della “luna di miele” Alice si era premurata di arredarla e l’aveva resa un miniappartamento super accessoriato.
Non avevo intenzione di svegliare Bella, così cercai di sciogliere la sua stretta senza svegliarla.
Vano tentativo.
Quando la adagiai sul letto si svegliò.
Quando incrociai il suo sguardo non potei più contenere la passione ardente che mi bruciava nel profondo.
La strinsi a me e la baciai, la baciai a lungo. Mi distesi al suo fianco ma tentai di controllarmi, per evitare di farle del male.
Non potevo concedermi il lusso di lasciarmi andare.
Come se mi avesse letto nel pensiero Bella si scostò da me e mi guardò accigliata.
-Edward- disse.
La scrutai preoccupato.
Sembrava combattuta.
-Edward ci ho pensato a lungo e sono giunta ad una conclusione. È stato molto sciocco ed egoista da parte mia porre come condizione al matrimonio di...bè hai capito! Io non voglio che tu sia costretto!...-
-Ti prego Bella,-la interruppi io,-Ti prego non dire sciocchezze! Io lo voglio quanto e più di te! Te l’ho già detto, io ti desidero enormemente, se ti ho detto di no era solo per proteggerti, perchè potrei farti del male, ma stai tranquilla starò attento...-
-È proprio questo il motivo Edward. Io non voglio che tu debba trattenerti, non voglio che tu debba stare continuamente attento ad ogni tuo muovimento per non rischiare di uccidermi! Voglio che la nostra prima volta sia speciale per entrambi, voglio tu possa amarmi liberamente senza essere in ansia per la incolumità. Aspetterò Edward. Cosa vuoi che siano ancora tre, anche quattro giorni di attesa? Avremo l’eternità davanti a noi, un’eternità da trascorrere insieme.-.
Mi lasciò senza parole.
- Bella se tu vuoi, non c’è motivo di aspettare; non c’è pericolo.- dissi.
Le sfiorai una guancia e sussurrai- non ti farò del male. Mai. E non permetterò a nessuno di fartene.-
Lei nuovamente mi rivolse un sorriso dolcissimo.
-Non è della mia incolumità che mi preoccupo, te l’ho già detto. Preferisco aspettare. E so che lo preferisci anche tu, quindi non ti preoccupare. Per la mia ultima notte da umana mi accontenterò di dormire ancora una volta tra le tue braccia. E spero di sognare te.-
Non ci sono parole per descrivere ciò che provai in quel momento.
Bella aveva sacrificato i suoi desideri pur di farmi felice.
Era strano, di solito ero io a sacrificarmi per entrambi, eppure questa volta i ruoli erano invertiti.
Continuammo a fissarci.
In fondo lo sapevamo entrambi, era meglio aspettare, aveva ragione lei.
Tuttavia la sua decisione mi aveva sorpreso non poco.
Così la avvolsi nella coperta per non congelarla con il mio corpo ghiacciato e, mentre continuavo ad accarezzarle i capelli, vidi le sue palpebre appesantirsi e chiudersi lentamente, vinte dal sonno.

***

Mi accorsi di trovarmi nello stesso sogno della sera prima solo quando sentii di nuovo quel profumo dolcissimo.
Fresia o lavanda?
Non sarei mai riuscita a capirlo...
Ero sempre una neonata e la donna meravigliosa mi stringeva tra le sue braccia.
Ma non eravamo più nel bosco.
Eravamo in una casa che conoscevo bene.
La casa di Charlie.
La mia mente decisamente dava i numeri .
Ora che c’era luce la vidi meglio in viso.
Era ancora più bella di quanto avessi pensato.
Somigliava più alla statua di una qualche dea che non ad una donna.
Ma che dico, una statua? Lei sembrava una vera dea.
Era alta, sottile come un giunco, slanciata, eppure ne ero certa, molto forte.
E aveva potere.
Non sapevo neanche io perchè mi erano balenate in mente quelle parole.
Era come se fossero state sempre lì ma solo ora le avessi ricordate...
La splendida creatura mi sorrise e mi baciò sulla fronte.
Mi amava molto, non bisognava sforzarsi per capirlo.
Poi tornò seria.
-Charlie-disse. la sua voce era meravigliosa. Più bella addirittura di quella delle vampire. Era come lo scrosciare limpido di un ruscello di montagna...un momento...aveva detto Charlie! Solo in quel momento mi accorsi della presenza di mio padre nella stanza. Ma era un Charlie diverso da quello che conoscevo io, molto più giovane e vigoroso. Lei intanto continuò
-Sono in pericolo; sai che sono molto potente ma loro sono troppi anche per me. Non avrò la forza di resistergli ancora a lungo.- Poi abbassò gli occhi.
-ci hanno scoperti.- sussurrò- e hanno anche scoperto che lei- fece indicandomi,-è tua figlia-
Mio padre sobbalzò.
-Cosa facciamo?- chiese titubante.
-...Mi spiace Charlie, ma l’unica cosa che posso fare è annebbiare il tuo ricordo di me e lasciare la bambina alle tue cure. Ti farò credere che sia figlia della donna che avevi sposato prima di conoscermi quella...Renée. Non è una cattiva donna, farò in modo di creare falsi ricordi in tutti voi...non sarà piacevole, nè facile ma, dovesse costarmi la vita, ci riuscirò.Non c’è altra soluzione. Devi dimenticarti di me e di noi, altrimenti, se frugassero nella tua mente, se vedessero il ricordo dei nostri momenti felici, per lei e per te non ci sarebbe scampo. Ti ho già spiegato quanto siano inflessibili le nostre leggi.-
Dopo questo lungo discorso non riuscì a trattenersi e iniziò a singhiozzare.
Le sue lacrime brillavano come diamanti sotto la luce della pallida lampada che illuminava la stanza.
I suoi lamenti erano talmente strazianti da farmi male al cuore.
Mio padre era sconvolto.
-non puoi farmi questo- disse piano -Io ti amo...-
-Ti amo anche io. Tanto. Per questo mi sacrifico per te e per la nostra piccola. Credimi, non c’è altro modo-
Anche mio padre si lasciò sfuggire un singhiozzo.
-Riguardo all’aspettoe ai poteri non ci saranno problemi, essendo una mezzosangue prenderà solo da te. Abbi cura di lei...te ne prego- disse di nuovo la donna che ormai l’avevo capito, era mia madre.
- chiamala Isabella Marie, il suo vero nome non è molto comune, sarebbe troppo facilmente identificabile.-
Sempre singhiozzando mi mise in braccio ad un attonito Charlie. Poi si chinò e mi baciò la fronte.
Uno dei suoi splendidi boccoli corvini s’impigliò nelle mie manine.
E scoprì un suo orecchio.
Appuntito.
Non era una donna di rara bellezza come avevo pensato all’inizio.
Era un’elfa.

***

Anche questa volta mi svegliai di soprassalto, ma tra le braccia di Edward.
Non riuscivo a ricordare consciamente il mio sogno, ma in realtà era marchiato a fuoco nella mia mente, nel mio subconscio.
Ricordavo solo che era molto importante.
Avevo avuto una rivelazione, ma chissà quale...
La voce che tanto amavo mi distolse dai miei pensieri.
-Bella?- disse incerto. Sapevo perchè era così titubante, avevo capito dove voleva arrivare.
-Ascolta, non voglio metterti fretta, puoi prenderti tutto il tempo che vuoi...-
-Adesso- lo interruppì io.
-Cosa?- fece lui, un po’ incerto.
-Adesso Edward, fallo adesso, mordimi. È il momento giusto, ne sono sicura. Non ho più paura. Non avrò mai più paura se sarò sicura che tu resterai al mio fianco-.
Lui mi fissò per un istante che parve inerminabile.
-Come vuoi tu amore- disse.
Lessi l’indecisione nei suoi magnetici occhi mielati.
Sfiorò le mie labbra e il mio volto e non potei fare a meno di pensare quello che, probabilmente, pensava lui, cioè che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrei sentito il freddo delle sue labbra mentre mi baciava. Presto anche le mie sarebbero diventate di marmo ghiacciato.
Scese lentamente fino ad arrivare al collo.
Rimase fermo per una manciata di secondi.
Poi mi morse.
Il dolore fu lancinante.
Sentii il fuoco bruciarmi le vene.
Diffondersi lentamente nel mio corpo.
Era più doloroso di quanto ricordassi.
Urlai.
Sentii la sua mano stringere la mia.
-Non lasciarmi!- implorai.
-Non ti lascerò. Sarò sempre accanto a te. Te l’ho promesso, ricordi?.- bisbigliò dolcemente.
Non potei rispondere perchè scivolai nell’incoscenza.
Non sentii altro che dolore.
La sua mano fredda stringeva la mia.
E intorno a me il buio.

***

 
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_Maddalena Moira_
view post Posted on 7/12/2007, 14:50




Bravissima anche se li avevo già letti sono magnifici
 
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*Filly*
view post Posted on 7/12/2007, 15:38




bravissima, io non avevo letto questa fan fiction e ne sono rimasta piacevolmente colpita, devo dire molto, molto bella!
complimenti!
baci filly
 
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Andromeda*
view post Posted on 7/12/2007, 18:27




Grazie davvero Filly! Sono molto contenta che ti piaccia! ^_^ !!!

Posto i capitoli 4, 5 e 6 (Perchè il 5 è un po' cortino...) Spero vi piacciano!
Baci (tra parentesi ho già postato fino al 10, ma non ho scrito altro, quindi arrivati a 10 dovrete aspettare un bel po'!)







Capitolo4


Come sempre vegliai il suo sonno.
Ascoltai il suo respiro profondo.
Il battito del suo cuore.
M’inebriai del suo profumo.
E non pensai a quella notte come ad una fine.
Io e lei l’avremmo resa un inizio.
Perchè era lei che amavo.
Non il rossore che le imporporava le guance.
Non il battito aritmico del suo cuore quando la sfioravo.
Non il suo profumo, pur così inebriante.
Non il calore del suo corpo che riscaldava il mio.
Solo e unicamente lei.
L’avrei amata anche se fosse stata orribile a vedersi, anche se fosse stata il peggiore dei demoni.
Non l’avrei certo disprezzata se fosse divenuta uguale a me.
Perchè sapevo che sarebbe rimasta sempre un angelo.
Il mio angelo.
Il mio cuore.
La mia anima.
L’unica cosa che mi struggeva era il fatto di privare lei, creatura purissima, della sua anima immacolata.
Se lei non avesse insisto così tanto non avrei mai compiuto un tale peccato, non le avrei mai proposto un tale sacrifcio.
Ma aveva voluto così e alla fine avevo ceduto.
Giurando a me stesso che non avrei mai permesso a nessuno di spegnere la luce che avrebbe per sempre rischiarato la mia esistenza, che l’avrei protetta da ogni male.
Si svegliò.
Aprì gli occhi e mi guardò, un po’ intontita, come se cercasse di ricordare qualcosa che le era sfuggito, forse un sogno.
Dovevamo parlarne. Subito.
-Bella?- dissi incerto. Mi accorsi che aveva capito.
-Ascolta, non voglio metterti fretta, puoi prenderti tutto il tempo che vuoi...-
-Adesso- mi interruppe lei.
-Cosa?- fece io, un po’ incerto. Speravo che desiderasse anche lei temporeggiare.
-Adesso Edward, fallo adesso, mordimi. È il momento giusto, ne sono sicura. Non ho più paura. Non avrò mai più paura se sarò sicura che tu resterai al mio fianco-.
La fissai riflettendo. Aveva ragione. Carpe diem dicevano i latini, cogli l’attimo. Se lei sentiva che quello era il momento giusto io le avrei dato ciò che desiderava.
-Come vuoi tu amore- dissi.
Eppure ero ancora restio a condannarla ad un’eternità di dannazione...
Sfiorai le sue labbra. Sarebbe stata l’ultima volta in cui, baciandola, le avrei sentite calde e morbide.
Scesi lentamente fino ad arrivare al suo collo profumato, la mia eterna tentazione.
Rimasi fermo per una manciata di secondi, mettendomi alla prova.
Poi la morsi.
Sapevo quanto dolore provava
Urlò, e il mio cuore si lacerò.
Presi la sua mano tremante e la strinsi, cercando di farle coraggio.
-Non lasciarmi!- implorò.
-Non ti lascerò. Sarò sempre accanto a te. Te l’ho promesso, ricordi?.- bisbigliai dolcemente.
Era vero. L’avevo giurato mille volte, non l’avrei lasciata, non avrei commesso due volte lo stesso errore.
Scivolò nell’incoscienza.
Ma io continuai a stringerla.
Dovevamo resistere solo tre giorni.
E sarebbero stati i tre giorni più lunghi della mia vita.
E più dolorosi.
Più della mia stessa trasformazione.
Non potevo immaginare che sarebbe stato peggio di quanto avevo creduto.



dieci giorni.
La mia dolcissima Bella era rimasta incoscente, preda del dolore più straziante che si possa immaginare, per dieci lunghissimi giorni.
E tutto quel tempo io lo avevo trascorso accanto a lei, stringendo le sue mani sudate, baciando le sue labbra frementi, tentando di alleviare il suo dolore. Ogni suo urlo straziava il mio cuore,
ogni suo lamento era un dolore troppo grande da poter sopportare.
Al tramonto del terzo giorno ero ormai fiducioso e attendevo il suo risveglio cercando freneticamente le parole giuste da dirle. Tempo sprecato. Non aprì gli occhi durante il crepuscolo, nè all’alba del quarto giorno nè dei cinque successivi.
Dire che ero preoccupato sarebbe un eufemismo. Stavo semplicemente impazzendo. Non capivo...non riuscivo a capire perchè a Bella occorresse tanto tempo per trasformarsi! Non riuscivo più a sopportare lo strazio di vederla urlare e chiedere la morte.
Non sapevo cosa fare. Inoltre percepivo la preoccupazione di Carlisle, per il quale, evidentemente, la lunga trasformazione di Bella aveva un significato inquietante. Ma in mia presenza cercava di nascondere il suo pensiero e io non mi curai di forzare la sua mente per scoprirlo. Ero troppo provato dal dolore che le urla disumane di Bella mi trasmettevano.
Intanto il suo aspetto mutava sempre di più. Il colore dei capelli cambiò, divennero neri come l’ebano e molto ricci, ma non crespi, molto morbidi e boccolosi. La sua pelle diafana divenne quasi traslucida e il volto, che già io trovavo meraviglioso, mutò assumendo una bellezza quasi struggente.
All’albeggiare del decimo giorno le grida cessarono improvvisamente.
Ero felice. Ma spaventato. Temevo di vedere un mostro al posto del mio dolce e fragile angelo, mi ero preparato a lungo per essere sicuro di riuscire a sostenere il suo sguardo rosso e assetato.
Sapevo che era sveglia, anche se non si era ancora alzata.
Si alzò dal letto con grazia irreale.
Volteggiò fino a me, sempre tenendo gli occhi chiusi.
Mi sfiorò un guancia con la mano destra, bianca, affusolata e bellissima e un sorriso sbocciò sul suo volto divino.
Dio quanto l’amavo.
Lentamente dischiuse le palpebre, leggermente brillanti per via della luce del sole che filtrava attraverso le pesanti tende.
Se fossi stato umano sicuramente sarei svenuto.
I suoi occhi, gli occhi più splendidi che io abbia mai visto, erano di uno stupefacente, intensissimo viola.
***

Improvvisamente il dolore che aveva dilaniato la mia carne fino a poco prima cessò.
Mi sentivo strana.
Forte.
Sentivo con più chiarezza i suoni e gli odori.
Ero una vampira.
Sorrisi tra me e me.
Poi sentii il suo profumo.
Era ancora più buono di quanto ricordassi.
Avevo bisogno di lui.
Dei suoi baci.
Delle sue carezze.
Volevo abbracciarlo.
Mi alzai dal letto con una grazia che non mi apparteneva, senza aprire gli occhi.
Mi lasciai guidare dall’olfatto.
Gli sfiorai una guancia e sorrisi percependo la sua agitazione.
Ero pronta a guardare nuovamente il suo volto.
E a sopportare qualsiasi emozione fosse comparsa nei suoi occhi.
Disgusto.
Amore.
Passione.
Avrei compreso ognuno di questi sentimenti.
Dischiusi gli occhi.
Era bellissimo, come sempre.
Forse di più.
Ma nel suo sguardo vidi solo il disappunto.
Mi guardava come se fossi stata strana, come se avessi avuto qualcosa che non andava...
-Edward?-dissi-Ho qualcosa che non va? Ti faccio...paura così? Intendo fredda, con gli occhi rossi...o non mi vuoi più?-. Non potei nascondere il tremito della mia voce mentre parlavo.
Il suo sguardo si addolcì.
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò, come sempre.
-Che sciocca che sei, come potrei non volerti? Ti ho giurato che ti avrei amata per sempre, ti ho sposata, rimarrò sempre accanto a te. Ti amo più di qualsiasi altra cosa, non so più come dirtelo. E poi adesso sei veramente bellissima. Persino Rosalie sfigura al tuo confronto- sorrise ma vidi bene che c’era qualcosa che lo preoccupava. E che cercava di nascondermi.
Mi guardai intorno e rimasi sorpresa nel vedere che non eravamo più nella baita.
Eravamo a casa Cullen.
-Edward, perchè siamo di nuovo qui?-chiesi.
Attese qualche istante prima di rispondermi. Sembrava che stesse cercando le parole adatte.
-Ero molto preoccupato Bella. Volevo che Carlisle ti vedesse.-rispose, tenendo gli occhi bassi.
-Ma perchè Edward? Lo sapevamo entrambi che la trasformazione sarebbe stata dolorosa...mi dispiace di averti spaventato con le mie urla ma non avevo...-
-Bella, non sono state le tue urla a spaventarmi-mi interruppe.-Ti ci sono voluti dieci giorni per completare la trasformazione. Per questo alla’alba del quarto ti ho portata da Carlisle.
Credo che lui abbia intuito qualcosa.- detto questo mi guardò di nuovo, fissandomi in modo strano.
-è per questo che sei così preoccupato? Perchè se è così non ce n’è motivo...ho solo un po’ di sete credo. Ma per il resto mi sento bene, mi sento forte...-
Mi interruppe nuovamente.
-Bella, credo che dovresti specchiarti-. Lo guardai ma adesso nessuna emozione trapelava dal suo sguardo.-Guarda il colore dei tuoi occhi-aggiunse.
Non appena vidi l’immagine riflessa lanciai un urlo.
Di certo non per il colore dei miei occhi.
Avevo ricordato all’istante i sogni delle notti precedenti.
Il perchè era palese.
Ero veramente meravigliosa, più bella di Rosalie.
Ero praticamente uguale alla donna del sogno.
All’elfa.
Alla mia vera madre.





Capitolo5

Ero sconvolta.
Caddi in ginocchio di fronte allo specchio, senza trovare la forza di rialzarmi.
Edward mi si avvicinò con un balzo e mi prese in braccio.
Era visibilmente più che preoccupato.
Evidentemente aveva frainteso il mio grido.
-Bella perdonami, ti prego! Non avrei mai dovuto essere così egoista! Non avrei mai dovuto cedere alle tue richieste e morderti! Sono un totale...-.
Poggiai un dito sulle sue labbra per zittirlo.
Poi lo baciai, stringendomi forte a lui.
Una lacrima solitaria mi rigò il volto.
-Ma...non è possibile...lacrime? Piangi? O diamine...cosa ho fatto? Devo aver sbagliato qualcosa, forse troppo poco veleno...-
-Non è colpa tua Edward, ma mia. Ho fatto un sogno la scorsa notte...e anche quella prima...e appena alzato li ho dimenticati. Ma quando mi sono vista allo specchio, quelle immagini, quelle visioni, quei ricordi, mi hanno colpita come un pugno allo stomaco. Non sono pentita del fatto che tu mi abbia trasformata, è solo che se avessi ricordato subito...-
Edward mi guardò serio. Sembrava urtato.
-Bella- fece –di cosa accidenti stai parlando? Vuoi spiegarti bene?-
Il suo tono rabbioso mi raggelò.
Evidentemente lesse lo sgomento nei miei occhi e subito il suo sguardo si addolcì.
-scusa. Non volevo essere brusco. È solo mi sono così preoccupato per te...questi giorni sono stati eterni. Ho sofferto almeno quanto te.-
Lo guardai cercando di nascondere il miscuglio di emozioni che mi si agitava dentro.
-Per favore Edward, vai in soggiorno e chiama gli altri. Tutti devono sentire ciò che ho da raccontare, credo sia molto importante. Ma prima ho bisogno di un minuto da sola. Ti prego.-
Mi guardò un attimo, sempre preoccupato.
Io gli sorrisi rassicurante e lui si rilassò.
Annuì ed uscì dalla stanza.
Fissai lo splendido specchio per alcuni secondi.
Doveva valere molto, era sicuramente antico.
Lasciai scorrere lo sguardo sulla superfice anticata, osservai il mio corpo.
Ero snella, sottile, ma non minuta come Alice; osservai le perfette proporzioni del mio corpo, le mie mani affusolate, le gambe slanciate, la vita sottile e il seno perfetto.
La mia pelle era chiarissima, più chiara ancora di quella degli altri vampiri, ma proprio per questo anche più bella.
Le spalle erano dritte e large, ma sempre ben proporzionate.
Poi passai al volto.
Ero sempre io, sempre la stessa.
Eppure non lo ero.
Era come se i lineamenti del mio viso, pur rimanendo immutati, fossero stati levigati e raffinati con incredibile maestria, come se qualcuno li avesse modellati fino ad arrivare più vicino possibile alla perfezione.
La mia bocca, rossa e carnosa, risaltava ancora di più con quel pallore di fondo.
Ma ciò che mi colpì di più furono gli occhi.
Ed erano sempre i miei occhi ma infinitamente più belli di come li ricordassi.
L’unica incongruenza era che invece di essere rossi come tizzoni ardenti erano viola, ma non riuscivo a rammaricarmene.
Non potevo certo rimpiangere lo sguardo infuocato che tante volte avevo visto negli occhi di vampiri famelici mentre ammiravo il mio sguardo violetto, squisitamente profondo e sfumato.
In effetti non erano di un unico colore, ma di molte tonalità di viola e, anche se il più scuro prevaleva, riuscivo a cogliere delle deliziose sfumature lilla vicino alle pupille.
Un cambiamento radicale l’avevano subito i miei capelli.
Da castani e lisci qual’erano, me li ritrovavo corvini e ricci, lunghi fino a metà schiena dietro, corti, in modo che dei lucenti boccoletti mi incorniciassero il viso davanti.
Ma non potevo comunque lamentarmi.
Erano stupefacenti.
Rimasi alcuni minuti ferma, ad ammirare il mio riflesso.
Poi decisi che non potevo attendere oltre.
Scostai uno dei boccoli che mi ricadevano ai lati del volto.
E guardai il mio orecchio.
Aguzzo.
Mi sfuggì un sospiro triste.
Esattamente come immaginavo.
Poi guardai meglio e, ripensando al sogno, mi accorsi che non era proprio aguzzo come quello dell’elfa, ma era solo di poco più appuntito del normale.
Nel complesso quelle orecchie a punta rendevano molto più esotica la mia bellezza.
Dopo questo attento esame mi decisi a scendere in salone.
Naturalmente erano tutti lì ad aspettarmi, esattamente come avevo chiesto a Edward.
Scesi le scale con lentezza calcolata, volevo che avessero il tempo di osservare il mio cambiamento senza apparire indiscreti.
Rimasero molto sorpresi della mia bellezza. Evidentemente, essendo io una ragazza normale, avevano pensato che sarei diventata una vampira di media bellezza, insomma, che anche vampirizzata sarei rimasta nella norma, e invece...
Jasper e Emmett rimasero letteralmente a bocca aperta e mi fissarono spudoratamente, fino a quando le mie occhiatacce non si aggiunsero a quelle di Alice e Rosalie.
Quest’ultima era visibilmente infastidita; probabilmente, da predatrice qual’era, sentiva invaso il suo territorio. E di certo non si aspettava che io potessi essere più affascinante di lei. Doveva essere un duro colpo perdere il proprio unico primato.
Alice invece, pur essendo un po’ gelosa per via dello sguardo molto poco casto che Jasper mi aveva rivolto al mio ingresso, sembrava estasiata dalla mia bellezza. Probabilmenta già stava pensando a mille modi per acconciare la mia nuova, folta chioma.
Carlisle ed Esme, dopo un iniziale momento di smarrimento, avevano recuperato il loro solito autocontrollo e mi avevano rivolto dei sorrisi smaglianti. Erano molto contenti del fatto che io fossi finalmente diventata una di loro, sia per me che per Edward. Mi avrebbero accolta come una figlia, ne ero certa.
Poi guardai il mio Edward e vidi che lui mi fissava.
Mi rivolse il suo speciale sorriso sghembo da me tanto amato, e io mi sciolsi.
Intanto, palesemente soddisfatto dell’effetto che aveva avuto la mia bellezza divina sui suoi fratelli, si portò al mio fianco e mi prese la mano.
Per tutta risposta io lo abbracciai e lo baciai, incurante dello sguardo dei suoi (e ora anche dei miei) familiari.
Poi mi sorrise nuovamente e mi accarezzò i capelli.
Il mio cuore si alleggerì un pochino.
Mi amava ancora.
Da quando avevo deciso di farmi mordere il mio incubo peggiore era stato che lui, una volta trasformata, potesse non volermi più.
Ma che idiota ero stata, come avevo potuto dubitare di lui?
“dopotutto”pensai “siamo marito e moglie”.
Sfiorai la sua fede con le labbra.
Poi decisi che forse era meglio rimandare a dopo le coccole e venire al punto.
Mi volsi verso gli altri che avevano educatamente distolto lo sguardo.
-Bè, eccomi di nuovo qui...- dissi, e io stessa mi sorpresi. Non mi ero accorta di quanto fosse musicale la mia voce.-Innanzitutto voglio ancora ringraziarvi per avermi permesso di diventare una di voi-.
Tutti mi sorrisero. Persino Rosalie, che sembrava aver superato lo shok iniziale.
-E in secondo luogo devo parlarvi di un sogno che ho fatto...prima della trasformazione. E che ho ricordato solo guardandomi allo specchio. E il problema è che penso che non fosse solo un sogno. E ora che lo ricordo con precisione non mi sembra più un sogno...sono quasi certa che fosse un ricordo. Qualcono aveva confuso la mia mente per farmi dimenticare.-
Nessuno parlò, continuarono a guardarmi con uno sguardo interrogativo. Tutti tranne Carlisle che doveva aver capito qualcosa.
Raccontai il sogno nei minimi particolari, senza tralasciare nulla.
I loro sguardi si erano fatti attoniti.
-Io penso di non essere mai stata del tutto umana. Ero una mezzelfo. Per questo ho sempre avuto tante stranezze e, probabilmente, per questo i poteri mentali non funzionano su di me. Non so niente di elfi ma devono essere molto potenti... - conclusi.
Lo sguardo di Carlisle era preoccupato così evitai, almeno per il momento, di tartassarlo di domande. Era evidente che sapeva qualcosa.
Allora guardai Edward che, come sempre, si rivelò il mio eterno conforto.
Mi strinse forte.
-Tranquilla- sussurrò –Qualunque cosa accada la affronteremo insieme. Non ti lascerò mai Bella, continuerò a ripetertelo fino a che non sarai stanca di sentirtelo dire-.
Sorrise.
-Penso proprio che non smetterai mai allora- risposi io, più tranquilla.
Certo.
Sarebbe andato tutto bene se avessi avuto la certezza che la sua mano avrebbe stretto per sempre la mia.
Sapevo che non mi avrebbe lasciata cadere.
E finchè lui mi avesse amata nessun ostacolo mi sarebbe sembrato poi così grande.
Dopotutto, il mio mondo girava attorno a lui.
Il mio sole personale.


Capitolo6

Quando vidi Bella scendere le scale mi sembrò che il mio cuore avesse ricominciato a battere.
E non per la sua bellezza e per la sua grazia, ma perchè finalmente il nodo che avevo al petto si sciolse.
Era stato terribile vederla soffrire così tanto e così a lungo.
Avevo temuto che il dolore prolungato avrebbe influito, al suo risveglio, sulla suo memoria.
Ma stava bene, ricordava tutto.
E mi amava ancora.
Scese lentamente le scale e non mi sfuggì la reazione dei miei fratelli...
Tentai di ignorare i pensieri di Emmett e Jasper, per evitare di saltargli addosso, anche se, probabilmente, l’avrebbero presto fatto Alice e Rose. Quest’ultima era decisamente indispettita dal fatto che Bella l’avesse superata in grazia e bellezza. Non se l’aspettava.
Alice invece si calmò non appena Jasper smise di ammirare Bella e la sua mente si popolò di immagini di pettinature, abiti e gioielli con cui avrebbe reso Bella ancora più seducente. Era decisamente entusiasta. Cara dolce Alice, la gelosia non fa quasi parte del suo vocabolario...
Quando Bella si fermò ai piedi delle scale, imbarazzata, mi portai al suo fianco e le strinsi la mano. Capivo quanto era difficile e imabarazzante per lei quella situazione.
Lei mi baciò le labbra e la fede, mentre io le accarezzavo i capelli. Non mi importava granchè che fossero cambiati, mi piacevano comunque. Mi piaceva tutto di lei.
Solo quando iniziò a parlare mi ricordai del misterioso discorso che aveva detto di dover fare...in realtà dubitavo che potesse essere qualcosa di importante. Probabilmente la mia mente era annebbiata dalla felicità. Ora che Bella stava bene non mi importava più di nient’altro.
Ma quando iniziò a raccontare dei sogni mi spaventai. Sia per ciò che diceva lei sia per quello che mi diceva la mente di Carlisle. Come quando cercava di nascondermi qualcosa, riusivo a percepire solo spezzoni di ricordi, immagini slegate, parole fuggevoli, ma fu comunque abbastanza. Vidi una parte del suo passato che conoscevo io ed io soltanto, ma capii il motivo delle preoccupazioni solo quando Bella disse che la donna aveva le orecchie a punta.
Dalle menti dei miei familiari si alzò un unico grido di sgomento.
-No, cielo no! Sangue elfico scorreva nelle sue vene! Esattamente ciò che temevo...avremmo dovuto capirlo, avremmo dovuto...mio dio cosa dobbiamo fare? Verranno a cercarla! E sua madre aveva i capelli neri...Edward capisci? E i suoi sono corvini, senza alcun riflesso, alcuna striatura...tu sai cosa vuol dire! È una catastrofe! - urlava Carlisle con il pensiero. Certo che capivo. Era veramente una cosa disastrosa...non sapevo cosa fare.
Poi vidi che Bella mi guardava, smarrita. Meglio non dirle nulla per il momento. Non volevo spaventarla. Aveva bisogno di conforto. Aveva bisogno di me.
La strinsi forte.
-Tranquilla- sussurrai –Qualunque cosa accada la affronteremo insieme. Non ti lascerò mai Bella, continuerò a ripetertelo fino a che non sarai stanca di sentirtelo dire-.
Sorrisi.
-Penso proprio che non smetterai mai allora- rispose lei, più tranquilla.
Povera la mia dolce Bella.
-Edward- disse Carlisle –Credo sia meglio che porti Bella a caccia. Io ho bisogno di un po’ di tempo per...verificare alcune cose.-
Ma intanto la sua mente mi suggeriva il modo migliore per spiegarle il problema.
-Si- risposi prontamente, sia a ciò che aveva detto ad alta voce, sia a ciò che aveva pensato.
-Bella andiamo?- dissi porgendo le la mano.
Lei la prese e insieme uscimmo di casa.
Intanto ascoltavo i pensieri preoccupati degli altri.
Eravamo nei guai.
Davvero.
C’era solo da sperare che gli elfi non scoprissero che Bella era stata morsa.
Ma probabilemente lo sapevano già.
Sapevano sempre tutto quelli.


***
Giungemmo al limitare del bosco.
Edward si voltò verso di me e una sussurrò una sola parola,-Corri-.
Si girò e sparì.
Venni presa dal panico.
Credevo che nemmeno la mia nuova grazia avesse cancellato del tutto la mia stupefacente abilità di inciampare.
Non mi ritenevo in grado di tenere il passo felino di Edward.
Ma dovevo raggiungerlo! Non volevo dover tornare a casa da sola.
Probabilmente Edward sapeva che sarei stata restia a sperimentare la mia nuova velocità, perciò mi aveva messa con le spalle al muro, abbandonandomi lì da sola.
Schiumante di rabbia decisi di tentare, ma ero certa di non avere speranze.
Benchè non ne avessi bisogno, feci un profondo respiro.
E mi slanciai in avanti.
Rimasi stupita.
Era una sensazione bellissima...
Il vento si insinuava tra i miei capelli e mi accarezzava il volto.
I miei abiti, frusciando, si sollevavano e si gonfiavano in strane forme.
Mi sentivo libera.
E potente.
Continuai a correre e, ad un tratto, davanti a me vidi Edward.
Avanzava con quel suo splendido modo di correre, tipico dei predatori, dei grandi felini.
Sembrava un antico dio della caccia.
Accellerai.
Volevo raggiungerlo.
Mostrargli che avevo superato le mie paure.
Mi portai senza sforzo al suo fianco.
Gli tesi la mano e lui l’afferrò.
Corremmo a lungo assieme, con le mani intrecciate.
I miei occhi guardavano i suoi, che ricambiavano.
Il vento cantava una dolce melodia solo per le nostre orecchie sensibili, percepivamo grazie all’olfatto sopraffino tutti i profumi e gli odori del bosco.
Ma il suo profumo era il più dolce, il più meraviglioso degli odori.
Nessun suono era più bello di quello della sua voce.
Ad un tratto entrambi ci fermammo stuzzicati da un profumo particolare.
Ci rivolgemmo un sorriso complice e corremmo verso la sfortunata bestia, un orso bruno che aveva scelto il posto sbagliato per riposare.
Quando gli fui vicina non capii più nulla.
L’istinto s’impossessò di me.
Ero incontrollabile, una feroce macchina di morte.
Desideravo bere.
Avevo sete, molta sete...
Mi gettai sull’orso, vorace e selvaggia, abbattendolo senza quasi accorgermi del suo tentativo di difendersi.
M’inebriai del suo profumo invitante e affondai i miei denti nel suo morbido collo.
Il liquido rossastro che tanto bramavo scese lungo la mia gola secca, infindendovi nuova vita, dandomi nuovo vigore.
Ad ogni sorso mi sentivo più forte e allo stesso tempo più padrona di me stessa.
Continuai a bere fino a che non finì tutto.
Mi sentivo di nuovo io. Avevo ripreso il controllo.
Eppure avevo ancora sete.
Solo in quel momento ricordai che Edward era con me.
Alzai lo sguardo, tranquilla; pensavo che avesse deciso di lasciarmi la preda.
Lo vidi e mi raggelai.
Era in piedi, accanto ad un albero.
Mi fissava.
Disgustato.
E sconvolto.
Feci un passo verso di lui.
E lui si allontanò con un balzo.
- Ti prego Edward...- dissi io.
Iniziai a singhiozzare.
Non ero stupida.
Avevo capito.
- Lasciami solo un po’ di tempo Bella, perdonami. Tornerò presto tranquilla, devo solo...riflettere.-.
Mi guardò, tormentato nel profondo.
- Avevi giurato che non mi avresti mai lasciata...- singhiozzai io.
Mi guardò tristemente.
- Continua la caccia da sola Bella. Ci vediamo a casa. Ti amo- disse.
E corse via.
Mi accasciai, piangendo tutte le mie lacrime, accanto all’orso morto.
Mi sentivo esattamente come lui.
Vuota.
Priva di vita.
E nel mio cuore si era riaperta la voragine.

***

Ero felice.
Era meraviglioso correre accanto a Bella.
Molto più bello che con chiunque altro.
Eravamo vicini, uniti.
Sentivo il suo profumo, mi perdevo nei suoi occhi meravigliosi, accarezzando la sua mano intrecciata alla mia.
Sentimmo l’odore di un orso.
Ci rivolgemmo un sorriso fugace e ci gettammo sulla preda.
O meglio si gettò.
La mia Bella, il mio angelo dolce e puro, si gettò famelica sulla povera bestia.
I suoi occhi lampeggiavano.
La sua ferocia si avvertiva con chiarezza.
Era selvaggia, incontrollabile, assetata.
I suoi denti biancheggiarono per un attimo e affondarono nel collo dell’animale.
Bevve a lungo e, piano piano, sembrò riacquistare il controllo.
I suoi occhi da viola si fecero verde smeraldo, bellissimi.
La furia svanì.
Era tranquilla.
Ma io ero sconvolto.
Cosa avevo fatto?
Cosa avevo fatto?
Avevo trasformato la mia Bella in un mostro assetato di sangue.
Il mio angelo delicato era diventato...un essere spregevole.
Come me.
Quella non era la mia Bella.
Lei mi guardò e capì ciò che pensavo.
Iniziò a singhiozzare.
Mi sentii un po’ meglio.
In fondo era sempre lei.
Anche se un po’ più resistente...ma ero comunque sconvolto.
E disgustato.
Sia da me che da lei.
-Ti prego Edward...- fece lei, tra i singhiozzi.
Mi si strinse il cuore.
-Lasciami solo un po’ di tempo Bella, perdonami. Tornerò presto tranquilla, devo solo...riflettere-
Avevo davvero bisogno di riflettere.
Dovevo capire...non volevo lasciarmi prendere da stupide paure irrazionali.
Dovevo riflettere su di me, su di lei, su di noi.
- Avevi giurato che non mi avresti mai lasciata...- singhiozzò lei.
La guardai tristemente.
Non mi capiva.
Non mi capivo nemmeno io.
Ero entrato in uno stato di shok, come un perfetto idiota.
- Continua la caccia da sola Bella. Ci vediamo a casa. Ti amo- dissi.
E corsi via, ma non verso casa.
La vidi accasciarsi a terra.
Ma non sapevo cosa fare.
Vagai per alcune ora nel bosco, estraniandomi da ogni cosa.
Ad un tratto percepii un profumo dolcissimo, meraviglioso.
E sentii i loro pensieri.
Erano quattro.
Erano vicini.
Avevano preso Bella, ma non capivo cosa volevano farle.
Mi maledissi per la mia stupidità; come avevo potuto lasciarla sola? Proprio quando aveva bisogno di me.,.
Maledissi anche loro.
Gliela avrei fatta pagare.
Dannati elfi ficcanaso.






 
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petite88
view post Posted on 8/12/2007, 01:40




bellissima la tua fic!!! mi prende tantissimo, sono molto curiosa di vedere come va avanti. ti prego aggiorna presto, sono troppo curiosa!!! ciao bacioni
 
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_Maddalena Moira_
view post Posted on 8/12/2007, 13:23




Magnifico come al solito
 
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chloe90
view post Posted on 8/12/2007, 19:09




hi hi, devo ammettere che avevo già letto tutto sull' altro forum, ma ciò nonostante... BRAVISSIMISSIMISSIMA!
e diamoci da fare, io voglio sapere tutto e lo voglio sapere subito... chiedo troppo, vero? per favoooore - me che fa gli occhioni dolci- :cry:
PPP!
 
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Andromeda*
view post Posted on 9/12/2007, 18:15




Ok posto i prossimi capitoli...
Io sono al lavoro sul capitolo 11 ma non so quanto ci vorrà...
Xò Anche io voglio sapere tutto della tua ff Chloe!




Capitolo7

Rimasi a lungo distesa a terra.
Non so neanche io per quanto.
Volevo rimanere lì per l’eternità, sognando di avere Edward al mio fianco.
Ero seriamente intenzionata a non muovermi, finchè non iniziai a sentire.
Le loro voci mi rimbombavano nelle orecchie, come se fossero stati lì a sussurarmele.
Quando vidi l’immagine di me stesa a terra sovrapporsi alla mia vista capii che ero come Edward.
Riuscivo a vedere dai loro occhi, e a sentire i loro pensieri, e non solo lo scorrere dei pensieri, vedevo anche stralci di ricordi...confusi...spezzoni...
Non riuscivo a controllare il mio potere, solo a tratti sentivo le loro voci.
Già, ma chi erano loro?
Cercai di recuperare un briciolo di lucidità.
Mi alzai e mi ricomposi.
Erano vicinissimi.
Iniziai ad annusare.
Avevano un profumo dolcissimo, molto familiare, rassicurante.
Potevano essere una cosa sola.
Elfi.
Il problema era riuscire a capire che intenzioni avessero.
Provai di nuovo a controllare il mio potere.
“fantastico” pensai “a che serve la telepatia se non riesco a sentire cosa pensano? Spero di non dover fare un addestramento per imparare a controllarmi!”. Mi concentrai.
E sentii il loro pensiero.
“Catturare Varnoièl, senza ferirla. Sarà un giochetto” pensava uno.
“la figlia di Wilwarinè, chi l’avrebbe mai detto, è sopravvisuta. Sua madre era potente. Dobbiamo fare attenzione...”
Di nuovo non sentii più niente.
Mi sembrava di essere una radio malfunzionante...ma avevo sentito abbastanza.
Varnoièl ero io, lo sapevo.
Di certo non erano qui per presentarsi e stringermi la mano.
Stavano per attaccarmi.
Sentivo il fruscio impercettibile dei loro passi accanto a me.
Erano vicini.
Troppo.
Scattai in piedi e cominciai a correre.
Ero veloce come il vento.
Pensavo di averli seminati così, dopo un po’, mi fermai a riflettere sul da farsi.
Ero nello spiazzo in cui di solito i Cullen giocavano a baseball.
Mi distrassi per un attimo, per una frazione di secondo, ma a loro bastò.
Due elfi mi furono addosso prima che potessi accorgermene.
Avevano entrambi capelli di un verde stupefacente, quelli del primo erano striati di marrone, quelli del secondo tendevano più al giallo. Guardandoli distrattamente le loro chiome potevano sembrare di erba intrecciata.
Gli altri due rimasero a guardarli, poco distanti.
Uno aveva gli stessi capelli dei due che mi avevano attaccata, l’altro li aveva rossi come il fuoco, molto più di Victoria.
Tutti li avevano lisci e raccolti in code eleganti.
Erano vestiti in modo strano, con placche metalliche sul collo sui polsi e sul ventre.
Forse erano soldati.
Si avvicinarono, bellissimi e veloci.
Sembrava danzassero una danza mortale.
Decisi che non gli avrei reso le cose semplici, così cercai di divincolarmi e gli sfuggii.
Ma subito l’altro elfo dai capelli verdi, quello che era rimasto fermo, si gettò contro di me.
Lo colpii con un calcio, ma un altro riuscì a bloccarmi.
Con uno strano coltello riuscì a dilaniare il mio corpo di marmo.
Il dolore era si straziante, ma niente a che vedere con il morso di Edward.
Strinsi i denti e sopportai in silenzio.
Tentavano di buttarmi a terra, ma non capivo bene il motivo preciso.
Non riuscivo ad utilizzare il mio potere.
Ma loro non riuscivano a prendermi.
Lasciai che la furia si impossessasse di me.
I miei occhi furono di nuovo viola.
Ero di nuovo una bestia selvaggia.
Mi accucciai, pronta a scattare in avanti.
Balzai sull’elfo più vicino, ferendolo profondamente con le mie unghie affilate.
Urlò di dolore.
Il suo sangue mi attirava, ma, stranamente, non fu difficile trattenermi.
Il mio obiettivo non era di certo nutrirmi.
Un altro elfo accorse e riuscì a staccarmi dal compagno sofferente, ma nulla potè contro la mia furia.
Lo afferrai e gli ruppi una gamba, senza neanche pensarci.
A quel punto l’elfo dai capelli di fuoco si mosse, fulmineo.
Ero pronta a colpirlo, ma lui fu più lesto.
Vidi il suo pugno chiuso avvicinarsi al mio ventre.
Mi accorsi che le sue mani erano fiammegginati.
Ero troppo sbalordita per reagire.
Il colpo arrivò.
Non avrei mai immaginato che da vampira avrei potuto provare tanto dolore.
E per un semplice pugno.
Fu come quando ero stata morsa.
Credevo che mi stessero bruciando.
Mi si mozzò il respiro.
Cadendo a terra vidi i suoi occhi ardere.
Avevano vinto, quel colpo mi aveva distrutta.
Non appena toccai il suolo vidi emergerne radici robuste che strisciavano veloci lungo i miei polsi e le mie caviglie, impedendomi qualsiasi movimento.
Non capivo.
Mi guardai intorno nervosamente e vidi che l’elfo che non avevo colpito si era avvicinato a quello con i capelli fiammeggianti e aveva alzato le mani, distese, con i palmi rivolti verso di me.
Capii che era stato lui a immobilizzarmi.
Forse gli elfi avevano qualche potere legato alla natura...
Una nuova fitta al ventre mi distolse dai miei pensieri.
Mi aveva colpita ancora.
Non potei trattenermi, lanciai un urlo terribile, disperato, sofferente.
-Brucio!- urlai di nuovo.
-Tranquilla- disse il mio torturatore –Il mio fuoco non uccide. Certo fa un bel po’ male...-
Mi colpì ancora e urlai di nuovo.
-Basta Eruner- disse capelli-verdi -ci è stato ordinato di non farle del male-
La sua voce era splendida.
Come la mia.
-Piantala Lièturon- ribattè capelli-di-fuoco-hai visto come ha ridotto Mornor e Arenòn? Se non fossi intervenuto avresti fatto la stessa fine. Non è poi così pericolosa in fondo. Non ha idea di come controllare i suoi poteri-
Mi guardò con cattiveria.
Intanto gli altri due, Mornor e Arenòn, si stavano rialzando. Le loro ferite miglioravano a vista d’occhio.
Si avvicinarono a me.
-Bene pricipessina Varonièl, pronta a tornare a casa?- chiese Lièturon, tentando di suonare allegro, come se io non fossi stata legata terra, agonizzante, come se non li avessi appena feriti, come fossimo stati tutti vecchi amici...un momento...aveva detto principessina?
L’elfo capì che non sapevo.
-Ti spiegheremo tutto a palazzo- disse sorridendo.
Gli altri mi guardavano con aria tutt’altro che amichevole.
-Io non vengo!- ruggii minacciosa.
Mi sarei fatta ammazzare piuttosto che farmi strappare dalla mia nuova famiglia.
Eruner sorrise maligno.
-Tu vieni e fai pure le brava- disse –altrimenti ti colpirò di nuovo-
Non ebbi il tempo di ribattere.
Il suo profumo mi distrasse.
Mi voltai verso destra e vidi il mio Edward.
Era tornato.
Non sapevo come ma aveva capito che ero in pericolo ed era corso a salvarmi.
Ma come avrebbe potuto battere quei formidabili combattenti?
Forse avrebbe potuto atterrarne uno, ma quattro...
Mi guardò, disperato.
Vedevo il senso di colpa nei suoi occhi.
-Edward scappa!- urlai.
Non potevo permettere che gli facessero del male.
Avrei sopportato milioni di colpi di fuoco pur di proteggerlo.
Non mi ascoltò.
Vidi Eruner sorridere.
-Lièturon- disse –per caso ci hanno detto che non possiamo far del male neanche alla schifosa sanguisuga che ha trasformato Vanorièl?-
Lièturon scosse le spalle.
-Fa’ come vuoi. Se vuoi divertirti un po’...ma tanto non puoi ucciderlo, lo sai-
Edward ruggì e si slanciò su Eruner.
Quello carico il suo micidiale colpo e colpì il mio angelo in pieno petto, facendolo atterare poco distante da me.
-Edward no!- urlai.
-Tranquilla- trentò di dire lui, ma le parole gli morirono in gola quando un secondo colpo lo raggiunse, questa volta al ventre.
Notai che sulla sua pelle marmorea erano comparse alcune brutte ustioni.
“non è possibile”pensai”siamo vampiri, come possono ferirci con tanta facilità?”
Edward si riscosse, riuscì a colpire anche lui Eruner, buttandolo a terra.
A quel punto un altro elfo, forse Arenòn, lo prese alle spalle e immobilizzò anche lui.
Di nuovo riuscii a percepire i pensieri altrui.
Sentivo le menti degli elfi e quella di Edward.
Vedevo in lui molto dolore.
Quando vidi i pensieri di Eruner inoridii. Stava decidendo in che modo colpire il mio angelo.
Voleva che gemesse di dolore, che implorasse pietà.
“No” pensai “Non lo permetterò”, sentii una strana forza, sapevo che potevo liberarmi di quelle stupide radici...
Mi concentrai e vidi che si stavano ritraendo.
Sorrisi alle espressioni sbalordite dei miei aggressori.
Mi girai verso Eruner, volevo vedere ilo suo volto malvagio contrarsi in una smorfia di dolore.
Ma non mi stava guardando.
Stava per colpire di nuovo Edward, al volto. Lui guardava me, con sollievo, pur essendosi accorto del colpo che stava per giungere.
Scattai fra il mio amore e quell’essere meraviglioso eppure, ai miei occhi, ripugnante.
Preferivo subire io stessa i suoi colpi piuttosto che vedere il mio angelo ferito.
Chiusi gli occhi aspettando il dolore.
Ma non arrivò.
Li riaprii e vidi una sottile barriera bluastra tra noi e l’elfo.
“e questa da dove salta fuori? Ma che cosa diavolo sto facendo?”
Decisamente ero per l’ennesima volta sbalordita.
Gli elfi invece sembravano solo molto arrabbiati.
Lièturon sembrava spaventato.
-Andiamo via- ordinò –stanno arrivando gli altri vampiri-
E corse via, sparendo all’istante.
Gli altri lo seguirono.
Eruner si voltò poco prima di sparire nel folto del bosco.
-Buona fortuna principessa!- disse, ironico-sei più forte di quanto credessi, evidentemente stai iniziando a scoprire i tuoi enormi poteri. Ma fossi in te starei attento, la prossima volta, visto che tu e il tuo compagno siete così forti, non ti manderanno di certo contro dei poveracci dei clan Elementari...chissà forse si scomoderà qualcuno dell’Illusione...- rise maligno, poi corse via.
Riuscii a dissolvere il campo di energia che avevo involontariamente creato per proteggere me ed Edward.
Lui intanto si era messo a sedere e mi fissava.
-Oh Edward ti prego perdonami?- dissi scoppiando nuovamente in singhiozzi.
Mi guardò sbalordito, poi prese il mio volto tra le sue mani e mi baciò. Poi disse.
-Perdonami tu Bella. Non so cosa mi sia preso. Sono un idiota- mi strinse forte –Non sai come mi sono sentito quando...ho capito che eri in pericolo. Il mondo mi è crollato addosso.-
In quel momento giunsero i Cullen.
Sembrava sapessero tutto.
Forse Alice aveva avuto una visione.
MI accorsi che tutti guardavano me.
-Dobbiamo raccontarle tutto- disse Alice a Carlisle.
-Si- disse Edward –Adesso. Gli elfi la vogliono. Deve sapere perchè. E deve capire l’immensa portata del suo potere. Dei suoi poteri.-
-Bella?- disse Carlisle, come per chiedermi se volevo sapere, se avrei potuto sopportare la verità...
-Voglio sapere- dissi.
Avevo bisogno di conoscere tutto.
Nessuno parlò ma in quel silenzio si percepiva una strana trepidazione, come l’attimo di quiete che, durante un temporale, segue un tuono e precede l’arrivo di un nuovo scrollone di pioggia.


Capitolo8

Era in pericolo, lo sapevo.
Ad un tratto giunsero le sue grida.
Mi sentii morire.
Era colpa mia, solo colpa mia.
Avevo giurato un milione di volte che non l’avrei lasciata sola, mai.
Le avevo sempre detto che l’avrei amata anche se fosse stata il più orribile dei demoni.
Che l’avrei protetta.
E invece alla prima occasione l’avevo abbandonata al suo destino.
L’avevo guardata con disgusto, mi ero allontanato da lei per evitare che mi toccasse.
L’avevo lasciata giacere a terra, tra il fango e le foglie.
Adesso ero ancora disgustato, si, ma da me stesso.
Come avevo potuto lasciarla in quel modo?
Un altro urlo di dolore, e poi un suono articolato.
-Brucio!- aveva gridato il mio angelo.
Raddoppiai la velocità della corsa.
Stava soffrendo a causa mia...
Se le fosse accaduto qualcosa non me lo sarei potuto perdonare.
Mai.
A costo di farmi ammazzare, l’avrei salvata.
Anche se, probabilmente, non avrebbe voluto più vedermi.
E non potevo biasimarla.
La sua scia si fermava nei pressi della radura dove giocavamo a baseball.
Sentivo l’odore del suo sangue.
Quei bastardi l’avevano ferita.
Mi avvicinai, pronto a tutto.
Avrei sopportato il suo odio.
Anche se mi avesse attaccato, se avesse tentato di vendicarsi del male che le avevo fatto, non mi sarei difeso.
Ma prima dovevo salvarla.
-Io non vengo!- ruggì minacciosa, in risposta ad una domanda che non avevo udito.
La furia si impadronì di me.
Ecco cosa volevano.
Portarla via.
Avrei dovuo immaginarlo.
Ma non l’avrei permesso.
L’elfo dai capelli rossi, che era in piedi davanti a lei, sorrise maligno.
-Tu vieni e fai pure le brava- disse –altrimenti ti colpirò di nuovo-
Bella si immobilizzò.
Aveva sentito il mio profumo.
Si voltò verso destra e mi vide.
Era sbalordita.
Certo non si aspettava che sarei tornato dopo la scenata che le avevo fatto
Che idiota ero stato...
Guardandola bene vidi le ferite e le ustioni che le avevano procurato.
Il suo corpo delicato era imbrattato di sangue ed era immobilizzata a terra.
Mi sentii male, la mia furia crebbe.
Insieme al senso di colpa.
-Edward scappa!- urlò.
Si preoccupava per me.
Con ogni probabilità poche ore prima le avevo spezzato il cuore.
In quel momento era a terra, ferita, con quattro elfi che la minacciavano, e lei pensava alla mia incolumità.
Non capivo cosa potevo aver fatto per essermi meritato un così dolce angelo.
Ma non me ne sarei andato, per niente al mondo.
Non senza di lei.
Il rosso sorrise.
Naturalmente era splendido al modo degli elfi, quindi in un modo diverso dai vampiri.
-Lièturon- disse –per caso ci hanno detto che non possiamo far del male neanche alla schifosa sanguisuga che ha trasformato Vanorièl?-
Vanorièl? Da quando Bella si chiamava Vanorièl? Le cose andavano sempre peggio...
Quello che il rosso aveva chiamato Lièturon scosse le spalle.
-Fa’ come vuoi. Se vuoi divertirti un po’...ma tanto non puoi ucciderlo, lo sai-
Ruggi e mi lanciai sul rosso, Eruner.
Questo caricò un pugno, ma non mi fermai.
Mi colpì in pieno petto, facendomi atterrare alcuni metri più in là, vicino alla mia Bella.
-Edward no!- urlò preoccupata.
-Tranquilla- tentai di dire, ma le parole mi morirono in gola quando un secondo colpo mi raggiunse, questa volta al ventre.
Non potevo fami battere.
Dovevo salvare Bella.
Le avevo promesso che l’avrei protetta.
Mi rialzai e colpii Eruner.
I miei colpi non erano fiammeggianti, ma certo ero più forte di lui.
Avrei vinto.
Solo in quel momento mi accorsi che non riuscivo a percepire esattamente i pensieri degli elfi.
Concentrandomi cominciai a sentire qualcosa.
Non riuscii a carpirgli alcuna informazione perchè, a tradimento, uno degli elfi dai capelli verdi mi aveva atterrato ed immobilizzato.
Improvvisamente Bella riuscì a liberarsi.
Le radici che la intrappolavano si ritrassero velocemente.
Incominciava già a controllare i suoi poteri...veramente notevole...
Mi accorsi che Eruner stava per colpirmi ancora, questa volta al volto, ma non riuscivo a preoccupamene.
Bella era libera.
Potevo morire tranquillo.
Con un movimento repentino Bella si portò tra me ed il mio aggressore, facendomi scudo con il suo corpo.
“no!” urlai dentro di me. “prendi me ma non Bella”.
Tentai di urlarle di spostarsi mentre tentavo di divincolarmi nella stretta delle radici, ma non ne ebbi il tempo.
Rimasi a fissare la sottile barriera di un lucido blu che era apparsa tra noi e l’elfo.
Sbalorditivo.
Sapevo che avrebbe avuto enormi poteri, ma questo...
Lièturon sembrava spaventato.
-Andiamo via- ordinò –stanno arrivando gli altri vampiri-
E corse via, sparendo all’istante.
Gli altri lo seguirono.
Eruner si voltò verso Bella poco prima di sparire nel folto del bosco.
-Buona fortuna principessa!- disse, ironico-sei più forte di quanto credessi, evidentemente stai iniziando a scoprire i tuoi enormi poteri. Ma fossi in te starei attento, la prossima volta, visto che tu e il tuo compagno siete così forti, non ti manderanno di certo contro dei poveracci dei clan Elementari...chissà forse si scomoderà qualcuno dell’Illusione...- rise maligno, poi corse via.
Bella riuscì a dissolvere il campo energetico che aveva creato.
Io intanto mi sedetti e rimasi a contemplarla.
Nella mia vita non c’era niente di paragonabile a lei.
Nell’intero universo non avrei mai potuto trovare nulla di più bello.
-Oh Edward ti prego perdonami?- dissie scoppiando nuovamente in singhiozzi.
La guardai sbalardito. Io l’avevo abbandonata da sola in un bosco, era stata assalita da quattro elfi sadici senza nessuno al suo fianco a proteggerla, nel momento in cui era di nuovo libera mi aveva fatto scudo con il suo corpo...ed ora chiedeva il mio perdono?
Mi sentii un essere spregevole.
-Perdonami tu Bella. Non so cosa mi sia preso. Sono un idiota- la strinsi forte –Non sai come mi sono sentito quando...ho capito che eri in pericolo. Il mondo mi è crollato addosso.-
In quel momento giunse il resto della famiglia.
Vidi nella mente di Alice he aveva avuto una visione, ma non erano riousciti ad arrivare prima.
-Dobbiamo raccontarle tutto- disse Alice a Carlisle.
-Si- dissi io–Adesso. Gli elfi la vogliono. Deve sapere perchè. E deve capire l’immensa portata del suo potere. Dei suoi poteri.-
-Bella?- disse Carlisle, come per chiederle se voleva sapere.
-Voglio sapere- disse.
Era la scelta giusta.
Speravo solo che non ci odiasse troppo, dopo aver compreso ciò che il mio morso aveva risvegliato in lei.
Nessuno parlò ma in quel silenzio si percepiva una strana trepidazione, come l’attimo di quiete che, durante un temporale, segue un tuono e precede l’arrivo di un nuovo scrollone di pioggia.

***

-Andiamo a casa a parlarne. Questo non è un posto sicuro. Qui, ormai, i boschi hanno le orecchie...a punta- propose Carlisle.
Accennando un sorriso ognuno si affiancò al suo compagno, iniziando a correre.
Edward mi si avvicinò lento.
Gli altri erano già partiti.
Eravamo soli.
Mi guardo per un attimo.
I suoi occhi dorati mi mandavano sempre in estasi, ma quando avevano quello sguardo, mi sentivo la testa leggerissima, mi scioglievo.
Mise con decisione le mani sul mio collo e mi tirò a sè.
Ben lungi dal tentare di rifiutarlo, mi avvinghiai a lui, intrecciando le dita nei suoi capelli ramati e morbidissimi, avvicinando il mio seno al suo petto.
Poggiò le sue labbra divine sulle mie, insinuò la lingua, non più così fredda, nella mia bocca.
Risposi con lo stesso entusiasmo, stringendomi ancora di più a lui.
Le sue mani scesero lente, accarezzando il mio corpo fino ai fianchi.
Infine di malavoglia, le nostre labbra si staccarono, per la consapevolezza del fatto che avremmo avuto tutto il tempo per noi dopo.
Prima di allontanrmi da lui inspirai a fondo il suo profumo.
Dubitavo che il mio potesse essere migliore.
-Ti amo- dissi.
Sapevo di essere ripetitiva, ma non potevo fare a meno di ripeterlo continuamente.
-Io ti adoro- mi rispose Edward -ma ora è meglio andare. La questione è seria. Abbiamo tutta l’eternità davanti. Un’eternità da passare insieme.-
Annuii debolmente, persa nuovamente nel suo sguardo, più dolce del miele.
Mi prese la mano e corremmo di nuovo.
“che sensazione stupenda” pensai.
Arrivammo in pochi minuti.
Quando entrammo tutti erano già ad aspettarci, seduti in sala da pranzo.
Ci accomodammo anche noi.
Ero piuttosto agitata.
Esme lesse bene la mia espressione e mi sorrise incoraggiante.
Le sorrisi di rimando.
A quel punto Carlisle si schiarì la voce e tutti ci voltammo verso di lui.
-Bene. Adesso ascolta attentamente Bella, ma ti prego non interrompermi. Tenterò di spiegare un fenomeno sconosciuto a me in primo luogo, quindi ho bisogno di non perdere il filo del discorso. Dopo potrai farmi tutte le domande che vuoi.-
-Certo, non ti interromperò, promesso. Ora, ti prego, inizia. Ho bisogno di sapere. Di capire perchè sono diversa. Questo l’ho capito, perlomeno. Non sono un vampiro, non sono un elfo, non sono mai stata un’umana, ero già qualcos’altro. Capite? Io so soltanto quello che NON sono. Voglio sapere ciò che sono.- risposi.
Carlisle sembrò affascinato dalla mia breva arringa.
Mi sorrise nuovamente, si aggiustò gli occhiali sul naso e, finalmente, iniziò a parlare.
-Molto bene. Devi sapere, innanzitutto, che gli elfi sono diversi dalle altre creature “magiche” o “mitologiche” che in realtà popolano questa terra. Sono creature per natura purissime, o perlomeno lo erano prima che la corruzione e l’avidità giungessero anche nei loro ameni paesi, che vivono in comunione profonda con la natura. Riescono ad incanalare la loro pura essenza in quella che gli umani chiamano erroneamente “magia”ma che altro non è che la manipolazione delle proprie energie vitali, o dei propri poteri specifici, in fusione con la natura.
Amano il sole e la luce del giorno, al contrario di noi vampiri e proteggono tutti gli animali, se capita anche da noi, per questo ci asteniamo dal cacciare troppo vicino alle loro città tra i boschi, per evitare di entrare in conflitto con loro.
Pur essendo diversi da noi e dai licantropi, i loro destini sono comunque inevitabilmente intrecciati con i nostri.
Infatti devi sapere che un vampiro non può uccidere un elfo. Non si sa perchè ma è così. Se Edward avesse cercato di fare a pezzi uno degli elfi che ti avevano attaccata, in un momento iniziale il suo corpo si sarebbe smembrato, ma in non più di mezz’ora le varie parti i sarebbero riunite, perchè il cuore non avrebbe smesso di battere.
E un elfo non può diventare un vampiro. Il veleno su di loro ha un altro effetto.
Lo stesso vale per gli elfi. Un elfo non può uccidere un vampiro; certo può torturarlo, fargli provare ogni genere di dolore, fisico e morale, ma non può ucciderlo neanche gettandolo nel fuoco.
Ho cercato per anni il motivo di questo strano “potere”, se così vogliamo chiamarlo, e sono giunto alla conclusione che la ragione può essere una sola. Siamo due razze estremamente potenti, quasi contrapposte se ci pensi, se non ci fossimo trovati nell’impossibilità di ucciderci reciprocamente, quanto pensi che ci avremmo messo a distruggerci l’un l’altro?
Naturalmente, come tutte le regole, questa ha un’eccezione.
Avevo accennato al fatto che, sugli elfi, il veleno dei vampiri ha un effetto particolare. Li potenzia oltremodo, sia nel fisico sia nel potere magico. Infatti un elfo, dopo che il veleno è entrato in circolo ed ha raggiunto il cuore, per un certo periodo di tempo è dotato di una potenza tale da poter tranquillamente distruggere un vampiro.
Adesso ti starai chiedendo perchè, se dopo un morso gli elfi deiventano più potenti di noi, non ci provocano spesso per farsi mordere, magari nell’attimo in cui perdiamo il controllo.
Ebbene il motivo è che mordendo un elfo, anche il vampiro si potenzia. Il sangue elfico infatti conferisce al vampiro che ne beve anche in minima parte, una forza e potenza tanto grande da riuscire a uccidere un elfo.
Capisci qual’è il problema, la ragione d’attrito tra le due razze?
È un circolo vizioso; siamo entrambi innocui e mortali l’uno per l’altro allo stesso tempo. Per questo cerchiamo i avere a che fare meno possibile l’uno con l’altro.-
S’interruppe e mi guardò.
Io ero leggermente rimbambita, troppe informazioni, troppe voci mi affollavano il cervello, eppure non mi ero mai sentita più lucida di quel momento.
Ogni cosa andava al suo posto, i tasselli del puzzle stavano velocemente formando un’immagine completa.
-Il problema del sangue e del veleno ci riporta a te. Ora sappiamo di per certo che tua madre era un’elfa. Un’elfa molto potente. Dopo cercherò di spiegarti anche il sistema di governo e la suddivisione in clan degli elfi, perlomeno ti dirò quello che so, che è molto poco, ma ora la cosa che mi preme è un’altra.
Vedi Bella, tu non eri umana, eri una mezzelfa. Ciò vuol dire che nelle tue vene scorreva per metà sangue elfico e per metà sangue umano. Quando Edward ti ha morso è accaduta una cosa mai successa prima.
La metà del tuo sangue che era umana è diventata vampira in tre giorni, come prestabilito.
A quel punto il veleno contenuto nel tuo sangue ha risvegliato l’altra metà, quella elfica, che ha reagito al veleno, diventando estremamente potente, per la sua grande quantità, e risvegliando in te, sul tuo corpo e nella tua mente, tratti e poteri elfici. Intanto anche la tua metà vampira è stata potenziata dalla parte elfica.
Il risultato è che tu sei, con ogni probabilità, la creatura più potente sulla faccia della terra.
Non solo perchè hai sia tutte, e dico tutte, le capacità degli elfi, ma anche quelle dei vampiri.
Puoi uccidere un elfo con il tuo veleno, puoi uccidere un vampiro con la tua magia. Sei una nemica o una potente alleata per entrambe le razze perchè in te due nature incompatibili tra loro, che si respingono a vicenda, sono sovrapposte. Prendiamo ad esempio i tuoi occhi. Quando ti sei svegliata erano viola invece che rossi. Ora sono verdi invece che color miele.
Hai detto che tua madre aveva gli occhi blu vero? Infatti i tuoi occhi adesso sono blu e giallo sovrapposti, quindi verdi. Prima a sovrapporsi al blu era il rosso che li aveva resi violetti.
Sei potentissima Bella.
Renditene conto.
Io non conosco le leggi degli elfi, non so per quale notivo tua madre sia stata uccisa dopo la relazione con Charlie, nè per quale motivo desiderassero farti fare la stessa fine, visto che i mezzosangue non esternano i loro poteri nè il loro aspetto elfico, e possono tranquillamente vivere come comuni umani. Sicuramente tua madre apparteneva al clan della mente, non conosco il nome elfico, cioè la casata reale degli elfi, come i Volturi per noi.
Questo te lo posso dire con certezza perchè negli elfi il potere si rispecchia nel colore dei capelli, perchè scorre anche in essi.
Io conosco solo il clan della mente. Chi vi appartiene ha i capelli neri, gli elfi lisci, le elfe ricci; più scure sono le striature della chioma più è potente l’elfo.
Anche da questo possiamo capire la tua potenza. Tu non hai striature. La tua chioma è completamente nera perchè il tuo potere è assoluto.
Ma devi stare attenta. Un grande potere necessita di un grande controllo. Dovresti seguire un addestramento, il problema è che solo gli elfi ne hanno la capacità. Ma certo se vai da loro poi non ti lasceranno tornare tra noi. Speravo che essendo tu giovane avremmo avuto più tempo prima che i poteri si manifestassero. Invece sono esplosi subito...forse per la situazione di pericolo in cui ti sei trovata, forse per la pressione psicologica degli ultimi eventi, non lo so.-
Alzò lo sguardo verso di me.
Ma io ero pietrificata.
Fissavo la finestra.
Una falena passò davanti al vetro.
Il suo battito d’ali affannoso sostituì quello del mio cuore ormai immobile.
Un battito d’ali.
Un battito di cuore.
Ma presto si dileguò nel buio della notte.
E fui abbandonata dalla fuggevole sensazione di essere ancora viva.
Finchè una mano delicata non mi riscosse dal mio torpore.
***


Spero vi sia piaciuto ^_^
 
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petite88
view post Posted on 9/12/2007, 18:56




bellissimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii questi due capitoli!!!! sei bravissima. sono troppo curiosa di leggere il seguito.
 
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Andromeda*
view post Posted on 10/12/2007, 13:54




Questi sono gli ultimi due capitoli che ho già scritto, quindi, d'ora in poi, dovrò postare un cap per volta!!!
Godeteveli!


Capitolo 9

Edward mi sfiorò una spalla.
-Bella? Come ti senti?- chiese preoccupato.
-Bene- risposi io, ma suonavo falsa anche alle mie stesse orecchie.
Alzò un sopracciglio, scettico.
-No, davvero, tranquillo Edward, sono solo un po’...sorpresa...- dissi.
Era una menzogna, ero molto più che preoccupata.
Più per me che per loro.
L’idea di poterli uccidere accidentalmente mi sconvolgeva.
Ancora di più mi preoccupava il fatto dell’addestramento.
-Tranquilla Bella, troveremo una soluzione. Ora però dobbiamo capire che poteri hai.- disse Edward.
Alice si immobilizzò un attimo.
Poi battè le mani, tutta eccitata.
- HO VISTO!!!!! Io so che poteri ha Bella! Meraviglioso! Sono fantastici! Che bello! Che bello!!!- fece Alice, tutta contenta.
-Dimmelo Alice!! Dimmi che poteri ho!!!- chiesi io, implorante.
Alice guardò Carlisle che accennò di si con la testa.
Edward fissava Alice a bocca aperta.
Chissà che poteri avevo...!
-Allora,- iniziò Alice – Innanzitutto Bella, hai la telepatia, come hai già sperimentato nel bosco, ma sei diversa da Edward sia perchè senti i pensieri solo quando lo desideri, sia perchè ho visto che, con un po’ di allenamento, potrai imparare a leggere completamente la mente altrui, non solo il flusso dei pensieri. Inoltre puoi comunicare con il pensiero, non so con che limitazioni, dovrai scoprirlo tu.- si interruppe per vedere che effetto mi avevano fatto le sue parole.
Vedendo che sia io che Edward la fissavamo a bocca aperta sorrise compiaciuta e continuò.
-E il meglio deve ancora venire. Hai la telecinesi, cioè la forza di spostare con il pensiero gli oggetti, puoi creare campi di energia per difenderti o per contenere qualcosa e...- si interruppe mentre le spuntava un sorriso a trentadue denti – manipolazione della mente! Puoi far fare alla gente quello che vuoi!!!! Non lo trovi meraviglioso??? ...-
Carlisle la interruppe.
-Ciò che Alice non sa Bella è che devi esercitarti molto per controllare i tuoi poteri. Molto di più di noi vampiri sicuramente. E all’inizio ti sembrerà tutto molto faticoso. Con il passare del tempo aumenterà anche il tuo potenziale magico, che è già notevole.
Comunque la visione di Alice conferma le mie supposizioni, appartieni al clan della mente, il più potente e temuto. Devi imparare a controllare i tuoi poteri ad ogni costo, o rischierai di essere sopraffatta dalla tua stessa potenza...- si fermò e guardò Alice.
Aveva avuto un’altra visione.
Ma la sua espressione non era affatto gioiosa.
Edward, che non aveva ancora detto una parola, cacciò un ringhio bestiale.
-Calma Ed- disse Alice.
-Sono ambasciatori, non vogliono farci del male.-
-Già loro non vogliono farci del male. Io voglio farne a loro però.- rispose lui.
-Cosa succede?- chiesi
-Gli elfi. Vogliono parlarti. Hanno mandato due ambascitori, fra poco arriverà il loro messaggio con indicato il luogo e l’orario dell’incontro.- mi disse Alice.
Non feci in tempo ad aprire bocca che un falco pellegrino stupendo atterò sul tavolo davanti a me, entrando dalla finestra.
Mi porse la zampa, alla quale era legata una missiva sulla quale erano vergate a mano le seguenti parole:

Alla gentile principessina Vanorièl

Illustrissima principessa,
vi preghiamo di onorarci della vostra presenza, e di quella della famiglia di vampiri alla quale vi accompagnate, questo sera, al crepuscolo, nella radura che ben conoscete.
Noi saremo presenti in qualità di ambasciatori di sua maestà il re degli elfi, pertanto veniamo in pace e prestiamo giuramento di non usare i nostri poteri contro di voi. Vi chiediamo di riservarci la stessa gentilezza.
Dovremo discutere principalmente del vostro addestramento e decidere la data del vostro inevitabile ed imminente ritorno in patria.
Con la speranza che accettiate il nostro invito,
vostri umili servi
Varyanon ed Erenyon, Cavalieri dell’Illusione


Porsi la lettera a Carlisle.
Il falco volò via.
-Non abbiamo scelta, dobbiamo andare.- disse Carlisle.
Edward, ringhiando, mi strinse a sè.
-Lei non si muove di qui!- disse.
-Edward deve venire. Potrebbero avere qualcosa di importante da dirle. Importante anche per la sua incolumità. Sai quanto poco sappiamo dei suoi poteri e delle sue facoltà- tentò di ribattere Carlisle.
-Ho detto no! Me la porteranno via, lo so! Non posso permetterlo questo, non posso! Ti prego Carlisle.- Edward si coprì il volto con una mano, scosso da un dolore violento.
-Devi Edward, lo sai. Ora ne siamo certi. Dobbiamo farlo per lei.- disse Carlisle.
Edward si incurvò leggermente, come se cercasse di contenere il dolore che lo straziava.
Non potevo vederlo così, mi sentivo morire.
-Edward...- sussurrai sfiorandolo.
-Edward lo sai che dobbiamo sentire ciò che hanno da dire. Lo sappiamo che Bella deve seguire un addestramento. Sappiamo anche che se gli elfi diranno di essere gli unici capaci di addestrarla dovrà andare con loro. Per la sua incolumità e anche per la nostra.- disse Alice interrompendomi.
Mi raggelai.
Andare dagli elfi?
No.
Non potevano propormi una cosa del genere.
Non avrei lasciato Edward da solo, no.
Questo mai.
Mai.
-NON ANDRò CON GLI ELFI!!!- urlai io, balzando in piedi.
Tutti mi guardarono di sottecchi.
-Bella, non è detto che tu debba andare...forse ti lasceranno stare con noi- fece Edward, per rassicurarmi.
Ma la sua voce.
La sua voce sempre così limpida e calma.
Tremava.
Aveva paura.
Paura di perdermi.
Sapeva che mi avrebbe perso.
E io sapevo che avrei perso con lui tutto il mondo.
Se ci avessero separati sarei morta.
Sgranai gli occhi.
-Perchè?- singhiozzai –Non mi volete p-più con voi?-
-Tesoro...- intervenne Esme –Certo che ti vogliamo. Tu sei come una figlia per me. Sei una di famiglia, sei la moglie di Edward, non dimenticarlo. Ma se di mezzo ci fosse la tua incolumità...noi ci farmmo da parte. Ti lasceremmo tornare tra i tuoi simili. Soffriremmo ma se per te fosse la cosa migliore...- guardò Edward con aria interrogativa.
Lui annuì.
Le mani gli coprivano il volto.
Se avesse potuto avrebbe pianto.
Mi avrebbero mandata via.
Non li avrei più visti.
Gli elfi non mi avrebbero lasciata tornare.
Rimasi immobile mentre il mio mondo cadeva a pezzi, cascandomi addosso.
Mi girai di scatto.
Lacrime cristalline rigavano il mio volto perfetto.
Il mio corpo era scosso da tremiti.
Nessuno si alzò per fermarmi.
Nessuno disse una parola di conforto.
Erano sconvolti quanto me, lo sentivo.
Mi giungeva come un eco dei loro pensieri, delle loro sensazioni.
Tutti erano sconvolti, confusi, impauriti.
Ma Edward.
Edward era in balia di un dolore profondo.
Lo sentivo, lo attanagliava.
Era il dolore provocato dalla consapevolezza.
La consapevolezza del fatto che presto mi avrebbe persa.
Perchè si sarebbe fatto da parte, lo sentivo.
E questo lo distruggeva.
Perchè mi aveva resa un mostro.
Privata dell’anima.
E ora, probabilmente, avrebbe dovuto abbandonarmi, infrangendo tutte le promesse che mi aveva fatto, sacrificando la sua felicità per la mia incolumità.
Ma non solo la sua felicità veniva sacrificata.
Anche la mia.
Le mie speranze stavano predendo fuoco troppo facilmente, come sterpaglie secche durante un afoso giorno d’estate.
Corsi fuori, verso la nostra radura.
Mia e di Edward.
E mentre correvo mi rimbombavano in testa le parole di Esme.
“Ti lasceremmo tornare tra i tuoi simili”.
Quali simili?
Io non appartenevo ad alcuna razza.
Non avevo più una famiglia.
I vampiri e gli elfi mi temevano.
Non potevo avvicinare gli umani.
Ero sola.
Giunsi alla radura e mi gettai a terra, mentre la luce dell’alba rendeva il mio corpo simile ad un diamante.
Un’ altra lacrima mi rigò il viso, brillando della luce riflessa dalla mia pelle.
E cadde.
Perdendosi, come me, nel prato fiorito.


Capitolo 10


How can you see into my eyes
like open doors
leading you down into my core
where I've become so numb...
without a soul...
my spirit sleeping somewhere cold
until you find it
there and lead it...
back home
Wake me up
Wake me up inside
I cant wake up
Wake me up inside
Save me
call my name and save me
from the dark
Wake me up
bid my blood to run
I cant wake up
before I come undone
Save me
save me
from the nothing I've become...
Now that I know what I'm without
you can't just leave me
breathe...
into me and make me real...
bring me to life
Wake me up
Wake me up inside
I cant wake up
Wake me up inside
Save me
call my name and save me
from the dark
Wake me up
bid my blood to run
I cant wake up
before I come undone
Save me
save me
from the nothing I've become
Uh uh to life
I've been living a lie
there's nothing inside
Uh uh to life
Frozen inside
without your touch
without your love...
darling only you...
are the life among the dead
All this time...
I can't believe I couldn't see
kept in the dark
but you were there in front of me
I've been sleeping
a thousand years it seems
got to open my eyes to everything
without a thought
without a voice
without a soul
don't let me die here
bring me to life
Wake me up
Wake me up inside
I cant wake up
Wake me up inside
Save me
call my name and save me
from the dark
Wake me up
bid my blood to run
I cant wake up
before I come undone
Save me
save me from
the nothing I've become
Uh uh to life
I've been living a lie
there's nothing inside
Bring me to life.

[Bring me to life, Evanescence]


Bella si alzò di scatto.
E uscì.
Con il volto rigato di lacrime.
Ma non mi mossi.
Perchè il dolore mi attanagliava, impedendomi di muovermi.
Da quando avevo scoperto l’identità della sua vera madre, avevo capito che, presto o tardi, me l’avrebbero portata via.
E non avrei potuto impedirlo.
Tutti sapevano che gli elfi avevano bisogno di un lungo addestramento per imparare a controllare i loro poteri.
Più aumentava la portata magica dell’elfo più era duro e indispensabile l’addestramento.
Se Bella non avesse imparato a controllarsi avrebbe rischiato di morire.
O di uccidere uno di loro.
E non potevo fare niente per impedire che ci separassero.
Potevo solo farmi da parte.
Per permetterle di andare.
Ma ciò mi straziava nel profondo.
Anche adesso che era uscita da pochi minuti, e che sarebbe ritornata presto, sentivo tremendamente la sua mancanza.
“Dove sei Bella?” pensai. Desideravo toccarla, baciare le sue labbra piene, accarezzarla, stringerla forte a me.
Non volevo che la portassero via da me.
Ma se fosse rimasta avrebbe rischiato la vita.
Anche se avesse imparato a controllarsi, l’avrebbero uccisa gli elfi.
Era troppo pericolosa per loro per permetterle di vivere con i nemici giurati della loro razza.
Non potevo permettere che le accadesse di ritrovarsi invischiata in una guerra tra elfi e vampiri...
Dovevo proteggerla, anche se voleva dire ferire entrambi.
Il bisogno di lei divenne insopportabile.
Mi alzai e le corsi dietro, seguendo la scia del suo profumo.
Che finiva alla radura.
Lì la vidi.
Divina nel suo dolore.
Gettata sul prato, tra i fiori.
Il suo corpo brillava alla luce del sole.
Il volto rigato di lacrime.
Una brezza leggera le scompigliava i capelli.
Il suo profumo faceva impallidire quello dei fiori sui quali era adagiato il suo corpo.
Quella radura, che già mi appariva meravigliosa nei giorni in cui venivo lì da solo, ora risplendeva della sua bellezza.
Era una visione paradisiaca.
Troppo bella per essere vera.
Sembrava un sogno stupendo, pronto a sfuggirmi.
E non potevo fare niente per impedirlo.
Infatti presto l’avrei persa.
Ma l’amavo.
Ed era proprio il mio amore per lei che mi spingeva a lasciarla andare.
Per il suo bene.
Mi avvicinai a lei, lentamente, dandole il tempo di andarsene, se fosse stata arrabbiata con me.
Sapevo che si era accorta di me, tuttavia non si mosse.
Non se ne andò, ma nemmeno mi venne incontro come avevo sperato.
Mi sedetti accanto a lei.
Le lacrime ricominciarono a sgorgare copiose dai suoi occhi.
La osservai ancora.
Era così bella.
I suoi occhi, di un verde stupefacente, mi incantavano.
Avvicinai un polpastrello al suo occhio, raccogliendo alcune lacrime.
Le portai alla bocca.
Poi mi chinai e le sfiorai le labbra.
Fui delicato.
Era una vampira adesso, anzi no, non una vampira, una mezzelfa vampira, la creatura più potente della terra, eppure non mi era mai sembrata più fragile, come una preziosa bambola di porcellana.
Avevo paura di mandarla in frantumi.
Singhiozzò violentemente e si mise a sedere.
-Che ci fai qui? Tu non mi vuoi vero? È per questo che mi vuoi mandare dagli elfi...- urlò.
Non le tappai la bocca, aveva tutto il diritto di essere arrabbiata, non mi aspettavo che capisse che lo facevo per lei.
Ma non potei resistere alla vista del suo corpo scosso dai tremiti.
L’abbracciai.
E lei si zittì, ricambiando l’abbraccio e nascondendo il volto nell’incavo del mio collo.
La strinsi a me più forte che potevo.
Desideravo averla sempre vicina a me.
Volevo che rimanesse per sempre al sicuro tra le mie braccia.
Per l’eternità.
-Perdonami- dissi –Ti avevo promesso che sarei rimasto sempre accanto a te. Che ti avrei protetta da ogni male. E ora dovrò lasciarti.-
Lei fece per parlare ma io la zittii posandole un dito sulle labbra.
-Ti prego, fammi parlare. Se ti lascio andare è solo perchè ti amo. Ti amo, ti amo, ti amo. Sei mia moglie, sei la mia anima, il mio angelo, la luce che illumina la mia vita tenebrosa. Nella mia esistenza nulla ha senso se tu non sei al mio fianco, nessuna gioia rasserena il mio animo se tu non puoi condividerla con me.
Sei la cosa più importante per me, più importante della mia stessa vita.
Per questo ti lascio andare. Perchè non voglio che tu rischi di farti male per restarmi accanto. Preferisco sapere che sei lontana, ma viva, piuttosto che tenerti accanto, sapendo che rischi di spegnerti da un momento all’altro, per il mio capriccio di averti vicina. Se mi faccio da parte è solo per te. Non dubitarne mai. Mai.- dissi.
Lei mi strinse ancora più forte.
-Lo stesso vale per me, ma come puoi pensare che io potrei vivere felice lontano da me? Tu sei il mio ossigeno Edward- ribattè lei.
-I vampiri non hanno bisogno di ossigeno- le dissi io per sdrammatizzare.
-Io non sono un vampiro completo, ricordi? Edward io morirò se mi allontani da te. Morirò, ne sono certa...-
-Non dirlo- la interruppi –Tu morirai se resti qui. Magari ucciderai anche me, ma non m’importa, temo solo per te Bella. Se impari a controllarti e diventi potente forse, un gioro, riuscirai a tornare da me. Ma se vieni sopraffatta o...o se gli elfi decidono che sei pericolosa per loro e tentano di toglierti di mezzo...allora Bella non c’è più speranza, non c’è una seconda opportunità. Ricorda, se ti accadesse qualcosa sarei io a morirne.-
Bella piangeva.
Non potevo vederla così.
Ma non vedevo cos’altro avrei potuto fare.
Dubitavo che gli elfi mi avrebbero permesso di entrare nel cuore verde e pulsante della loro civiltà per tenerle compagia. Per loro il vincolo matrimoniale non contava nulla.
Ma non sapevo come avrei potuto vivere senza di lei.
Lei, la sola persona che mi capiva con uno sguardo.
L’unica che sapeva risvegliarmi con un tocco.
Che mi faceva sentire vivo.
La mia anima.
Il mio cuore.
La mia luce nel buio.
***

Bacioni
 
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petite88
view post Posted on 10/12/2007, 20:48




bellissimiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!! spero che aggiornerai preso!!! sono tropo curiosa!!! ciao bacioni
 
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57 replies since 4/12/2007, 12:56   459 views
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