Capitolo 36

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petite88
view post Posted on 22/1/2008, 22:25





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Non avevo nessuna voglia di tornare al mio appartamento, sapendo che quella sera avrei ricevuto la visita di Edward, il quale, se avessi rifiutato di rivelargli dov'era il rifugio diurno di Nikolaos, mi avrebbe costretta a parlare.
La situazione, già abbastanza complessa, era ulteriormente complicata dalla mia convinzione che l'assassino fosse proprio lui.
La soluzione migliore che riuscii a escogitare fu evitare Edward. Non avrebbe funzionato in eterno, ma forse, nel frattempo, un'illuminazione mi avrebbe permesso di risolvere tutti i problemi. Benché le possibilità di riuscire fossero poche, si poteva sempre sperare. Forse avrei ricevuto un messaggio di Ronnie: qualcosa di utile. Di sicuro, mi occorreva tutto l'aiuto che potevo ottenere.
Mi fermai al telefono pubblico di una stazione di servizio e controllai la mia segreteria. Forse, se avessi dormito in un albergo, sarei riuscita a evitare Edward almeno per quella notte.
Se in quel momento avessi avuto qualche prova solida, avrei informato la polizia... Il vrrr e il clic del nastro furono seguiti da una voce: «Anita...
Sono Willie... Hanno preso Phillip, il tizio che era con te, e adesso lo stanno torturando! Devi venire...» Il messaggio finiva lì, come se Willie fosse stato interrotto bruscamente.
Con uno spasmo d'angoscia, ascoltai il secondo messaggio. «Sai chi sono e hai sentito il messaggio di Willie. Vieni, Risvegliante. Non occorre che io minacci il tuo bell'amante, vero?» Aspra e lontana a causa della registrazione, la risata di Nikolaos si diffuse dall'auricolare.
Un clic più sonoro dei precedenti fu seguito dalla voce di Edward, che aveva preso la comunicazione. «Anita... Dimmi dove sei. Posso aiutarti.»
«Uccideranno Phillip... E poi tu non stai dalla mia parte...»
«Ora come ora sono l'unico che tu puoi considerare un alleato. O qualcosa di simile...»
«Allora che Iddio mi aiuti!» Interruppi la comunicazione, sbattendo giù il ricevitore. Phillip stava pagando per avere tentato di difendermi, la notte precedente. «Dannazione!» gridai.
Un tizio che stava facendo il pieno si girò a fissarmi.
«Che hai da guardare?» lo apostrofai.
Lui subito abbassò lo sguardo, concentrandosi sulla pistola di erogazione infilata nel serbatoio.
Per alcuni minuti rimasi seduta al volante senza avviare il motore, tremante di collera, sentendo la tensione persino nei denti. Dannazione...
Dannazione! Ero troppo arrabbiata per guidare e non avrei potuto soccorrere Phillip se avessi avuto un incidente d'auto durante il tragitto.
Cercare di respirare profondamente non servì a nulla, così, infine, avviai il motore. «Vai piano... Non puoi permetterti di essere fermata dalla stradale... Calma, Anita, calma...» Mi capita di parlare a me stessa, di offrirmi consigli eccellenti, e talvolta, persino, di seguirli.
Guidai con prudenza, nonostante l'ira che m'irrigidiva la schiena, le spalle e il collo, inducendomi a stringere il volante con tale violenza da farmi dolorosamente rammentare che le mie mani non erano ancora guarite: schegge di sofferenza, ma insufficienti. Nessun supplizio al mondo, in quel momento, avrebbe sopraffatto il mio furore.
Come Catherine, come Ronnie, anche Phillip era in pericolo a causa mia. Basta! Maledizione! Basta! Avrei fatto tutto il possibile per salvare Phillip, poi avrei raccontato alla polizia l'intera storia. Non potevo fornire né prove né conferme, certo, però ero decisa a chiudere la faccenda prima che altre persone soffrissero per avermi aiutato.
La rabbia, comunque, non era sufficiente a nascondere la paura. Se stava torturando Phillip per quello che era accaduto la notte precedente, forse Nikolaos non sarebbe stata gentile neppure con me. Osservata da tale prospettiva, la mia decisione di scendere nel rifugio della Master durante la notte non sembrò molto brillante.
Infine la rabbia venne quasi travolta da una fredda onda di paura che mi fece rabbrividire da capo a piedi. «No!» Non potevo scendere laggiù in preda allo spavento, quindi dovevo aggrapparmi all'ira con tutta me stessa.
In quel momento, fui più prossima a provare odio di quanto non lo fossi stata da molto tempo, e l'odio è un sentimento che riscalda.
Nella maggior parte dei casi, l'odio si fonda sulla paura. Già... Mi ammantai di una collera rafforzata da un impeto di odio, che tuttavia non celava un gelido fondo abissale di puro terrore.
 
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